I Digital Native sono tra noi

I Digital Native sono tra noi

Chi sono i Digital Native? Dal titolo di questo post si potrebbe pensare che si tratti di una strana razza aliena, o di qualche particolare stranezza che sta avvenendo.

Niente di tutto questo. Si tratta semplicemente della generazione che si sta affermando.

La definizione è di Marc Prensky (autore per altro di moltissimi saggi davvero interessanti sull’argomento) che in un articolo del 2001 distingue appunto due generazioni di utenti: i nativi digitali e gli immigranti digitali.

La categorizzazione non è semplice. Generalmente la si fissa a partire dal 1985, ma sappiamo che questa data spartiacque calza stretta a realtà come quella italiana che ha una bassa penetrazione della rete Internet e una arretratezza tecnologica molto evidente rispetto ad altre nazioni europee e mondiali (USA “in primis”).

Come afferma Paolo Ferri ne “La Scuola Digitale”:

I digital native hanno e stanno imparando a “navigare” e a muoversi in maniera non lineare tra le fonti d’informazione e di comunicazione, a esplorare i contesti di conoscenza, così come i videogiochi, tentando di dare significato al nuovo campo semantico attraverso ricognizioni non lineari e disinibite

È per questo motivo che diviene indispensabile pensare ad un rinnovo delle attuali politiche scolastiche che offrono alle nuove generazioni approfondimenti obsoleti e tutt’altro che stimolanti: se leggiamo con attenzione gli ordinamenti e le circolari promosse durante l’anno 2003 dal Ministro Letizia Moratti emergono alcuni interessanti risultati.

Si parla innanzitutto di “alfabetizzazione alle tecnologie” e ci si propone di educare all’uso del PC, insegnando ai bambini i programmi di base, la videoscrittura, come si accende e si spegne una macchina e via dicendo.

Non si tratta certo di polemizzare, in questa sede, con le linee guida ministeriali, non è questa l’idea né l’intenzione: si tratta semplicemente di evidenziare il gap che esiste tra la reale situazione nella quale ci troviamo quotidianamente immersi e quella percepita, sulla quale si basano gli ordinamenti e i programmi ministeriali.

Diviene importante comprendere tali dinamiche non solo per chi lavora a stretto contatto con i bambini (insegnanti, educatori, scuole, genitori, istituti), o per chi fa della ricerca (psicologica, sociologica, etc.) il suo mestiere, ma per tutti.

Credo che i cambiamenti avvenuti recentemente (e quelli in atto) siano da analizzare in maniera approfondita e seria da chiunque intenda comprendere maggiormente la realtà che ci circonda.

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