Leggo con molto interesse l’ennesimo articolo di Shari Turow, che sarà presente al SeS di Toronto fra pochi giorni (il 12 e il 13 giugno), nel quale l’autrice confronta la realtà SEO americana con quella europea, meravigliandosi di come nel vecchio continente ci siano alcuni “falsi miti” legati al mondo della promozione sui motori di ricerca.
Non parlerò della differenza del Ses italiano rispetto a quello Usa visto che già su molti blog è stata discussa l’edizione italiana 2007. Mi limito a riportare (e commentare) quello che sostiene l’autrice.
Vediamo quali sono (secondo lei) i falsi miti dei seo europei:
- una grande frequenza di spidering equivale a un alto posizionamento
- è bene sostituire le immagini e altri elementi grafici con testi (magari CSS)
- i siti web 2.0 si posizionano meglio di quelli “tradizionali”
Partendo dal semplice quanto mai troppo ribadito concetto che i motori di ricerca vogliono quello che gli utenti vogliono, ognuno di questi punti può essere smontato.
E’ vero che un sito molto aggiornato nei contenuti può essere apprezzabile, ma a volte l’aggiornamento è eccessivo e non necessario.
L’aggiornamento forzato e frenetico dei contenuti (anche ogni 3 giorni) non premia di per sé il posizionamento. I motori di ricerca possono setacciare siti e pagine web senza mai posizionarli se i contenuti sono poveri o ridondanti (sulla duplicazione dei contenuti consiglio la lettura di un altro articolo).
La frequenza del passaggio degli spider non incide direttamente sui risultati: molti siti sono ben posizionati anche se il motore non li spiderizza ogni giorno.
Se un sito di news ha un’esigenza di aggiornamento quotidiano, un sito B2B potrebbe non necessitare di un tale sforzo.
Sul discorso delle immagini e del web 2.0 non si può dire cosa porti a un miglior posizionamento a priori senza prima testarne l’efficacia. È importante fare test: ci vuole tempo, pazienza, accuratezza… ma è l’unico modo per dimostrare se una cosa funziona o no.
Dire che i siti web 2.0 di default si posizionano meglio degli altri è un’affermazione troppo forte. E per l’autrice addirittura falsa.
Le buone regole di posizionamento sono: un testo ben costruito sulle keyword (che non vuol dire pieno zeppo di keyword), una buona struttura del sito (ovvero permettere sia ai motori che agli utenti di navigare in maniera semplice e chiara) e una buona attività di link building (link di qualità, spontanei).
Il resto può funzionare o no a seconda dei casi…