Con l’avvicinarsi della prossima tornata elettorale, varie liste (civiche o meno) si stanno preparando ad approntare i programmi elettorali da mettere in piedi per accompagnare il proprio percorso di avvicinamento all’amministrazione comunale. Il movimento dei ‘Comuni a 5 stelle‘ di Beppe Grillo ha introdotto l’argomento, chiedendo ai futuri sindaci di investire sulla connettività per portare alla cittadinanza servizi ed opportunità nuove. Un appello AssoProvider, però, ha puntualizzato alcune questioni che gli stessi candidati non potranno ignorare.
Investire non basta, però. Nemmeno se il digital divide è cronico, nemmeno se l’urgenza è estrema. Il modo con cui si investirà, infatti, potrebbe fare la differenza: «Assoprovider ritiene importante che la NGN venga realizzata in modalità FTTH come somma di tante iniziative imprenditoriali private, ma sottolinea come le risorse economiche della collettività, anche se in buona fede e con l’intento di risolvere i problemi di connettività dei cittadini, non devono divenire occasione per distorcere il mercato e/o, peggio ancora, occasioni per gestioni economiche oscure. La soluzione per risolvere, anche con il contributo economico della collettività, le problematiche di Digital Divide esiste e si chiama gestione wholesale disaggregata con accesso non discriminatorio per tutti gli operatori».
Ai comuni, insomma, dovrebbe spettare la sola edificazione della struttura, rendendo poi la stessa disponibile per l’accesso da parte di operatori esterni potenzialmente interessati ad offrire il servizio. Ciò, però, non deve andare a determinare una nuova situazione di monopolio, sia pur se localizzato in microscopiche realtà, poiché la cosa significherebbe semplicemente dispersione di risorse ed impedimenti allo sviluppo di un vero mercato e di una vera concorrenzialità: «La sostituzione di un monopolista nazionale con un aspirante monopolista locale, pur sembrando in prima battuta obbligata dalla necessità di coprire carenze del mercato, NON è la soluzione né del mercato italiano delle TLC né tanto meno del Digital Divide. E i monopoli si creano inevitabilmente quando aziende con sussidi pubblici locali entrano in competizione diretta con operatori privati pur continuando a godere sia della finanza collaterale/sussidiaria sia di accessi privilegiati ad infrastrutture fondamentali che dovrebbero essere nel pieno godimento di tutta la collettività (cavidotti, tralicci, immobili, etc.)».
La puntualizzazione Assoprovider è utile ai futuri sindaci, ma anche ai cittadini che in occasione della tornata del 6/7 Giugno si presenteranno presso i seggi per effettuare la propria scelta. La gestione delle reti ed i costi delle stesse, infatti, debbono essere completamente trasparenti per poter essere capite, valutate e giudicate: «Nulla in contrario che le Pubbliche Amministrazioni si occupino di TLC, a patto che lo facciano creando infrastrutture a disposizione paritetica di tutti gli operatori senza erogare i servizi TLC direttamente alle utenze (ed ovviamente nemmeno per mezzo di controllate create ad arte). Altrimenti i cittadini crederanno di ricevere gratuitamente i servizi di TLC mentre li pagheranno salati nascosti nelle tasse o nelle bollette di altri servizi (acqua, gas, energia, gestione rifiuti etc.) e in più avranno preclusa la possibilità di scegliere, preclusione che di fatto li manterrebbe una sorta di Digital Divide».