I principali siti antispam sono sotto attacco

Alcune tra le principali risorse della rete per la lotta contro lo spam sono state vittima negli ultimi giorni di Denial of Service, attacchi professionali e mirati, che li rendono inattivi per un certo periodo. Trattasi di una sfida in grande stile
I principali siti antispam sono sotto attacco
Alcune tra le principali risorse della rete per la lotta contro lo spam sono state vittima negli ultimi giorni di Denial of Service, attacchi professionali e mirati, che li rendono inattivi per un certo periodo. Trattasi di una sfida in grande stile

I responsabili dello spam sono noti eppur invisibili. I loro messaggi spazzatura, la pubblicità indesiderata e alle volte anche il malware associato sono ben evidenti, ma i mandanti rimangono oscuri. Un certo scalpore destò la notizia della scoperta che il regno dello spam si basa su un regime oligarchico, all’interno del quale nel 2004 200 spammer erano responsabili del 90% dei danni e nel 2006 le cifre erano arrivate a 10 individui responsabili per l’80% della posta indesiderata.

Invisibili, dunque, ma molto attivi, tanto che ora oltre a scocciare, minacciare e danneggiare navigatori a caso, cominciano anche a prendere di mira siti particolari con attacchi mirati. Si tratta di attacchi DoS (Denial of Service) con i quali un sito viene subissato di richieste, simulando l’accesso contemporaneo di milioni di utenti, fino a che il server non regge più e deve chiudere i battenti non potendo più erogare il servizio.

Secondo i primi rilevamenti i responsabili dovrebbero appartenere alla Zhelatin gang, la medesima crew che si ritiene responsabile del rapido sviluppo di Storm Worm. Ma la gang non opererebbe per sè, ma bensì per conto terzi, offrendo i propri servizi a chi desideri attaccare un certo sito, nella medesima maniera in cui vengono venduti i pacchetti di spam. Non a caso i siti bersagliati sono tutti siti di associazioni antispamming (419Eater, ScamWarners, CastleCops, scam.com, scamfraudalert.com).

Al momento i primi ad essersi rimessi in sesto dopo l’attacco stanno cominciando a fornire i primi sistemi per difendersi in un apposito forum dove è anche possibile condividere un elenco di indirizzi IP dei sistemi zombie utilizzati dai botnet (si tratta infatti di attacchi distribuiti nei quali diversi computer di ignari utenti sono utilizzati, a loro insaputa, come punti di attacco).

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