I robot hanno acquisito con il tempo diverse capacità sensoriali: possono ascoltare tramite sistemi di acquisizione audio; possono parlare, utilizzando microfoni; possono vedere, sfruttando sensori di visione. Ma quando si parla di tatto, il discorso diventa più complicato, in quanto ad oggi manca una soluzione tecnologica capace di consentire quella che viene definita “manipolazione non prensile”. Ma dal Georgia Institute of Technology potrebbe esser giunta una soluzione in grado di risolvere definitivamente il problema.
Trattasi di una membrana costituita da transistor capace di conferire a dispositivi elettronici il senso del tatto. Deformabile e flessibile, tale membrana può essere utilizzata per restituire un feedback tattile ai sistemi di controllo, consentendo così l’applicazione di pressioni differenti a seconda delle esigenze: utilizzando tale soluzione, insomma, è possibile replicare la capacità dell’uomo di adattare la pressione con la quale viene manipolato un oggetto.
Ad oggi, di fatto, i robot si limitano ad impugnare oggetti con prese particolarmente solide, rendendo impossibile la gestione di oggetti delicati. Lo stesso discorso si ripete nel contesto delle protesi artificiali, le quali non consentono ai pazienti di controllare con efficacia la pressione esercitata su di un oggetto. Ma con questa membrana il discorso potrebbe presto cambiare, aprendo le porte a nuove opportunità nel campo della robotica.
La tecnologia in questione si basa fondamentalmente sulle proprietà piezoelettriche di alcuni materiali: sottoponendo questi ultimi ad una pressione esterna viene generata una differenza di potenziale e dunque circola una corrente in un circuito collegato ad essi. I ricercatori statunitensi hanno quindi utilizzando alcuni materiali piezoelettrici per comporre dei transistor, i quali hanno poi rappresentato i mattoncini fondamentali con i quali è stata realizzata la membrana: il risultato è un foglio di materiale flessibile capace di restituire informazioni particolarmente precise circa la pressione esercitata in ogni punto.
Secondo gli autori della scoperta, tale membrana potrebbe essere utile non solo nel campo della robotica, ma anche ad esempio nella sicurezza: ricoprendo il display di uno smartphone o un qualsiasi oggetto capace di offrire un’interazione con le dita, è possibile consentire il riconoscimento intelligente delle impronte digitali, abilitando l’uso dello stesso solo per determinate persone.