C’è qualcosa di vecchio e dirompente nel fenomeno de “I segreti della casta di Montecitorio“. C’è qualcosa di noto e di potente, qualcosa che per semplificare in modo estremo consente di tornare alle origini de “Il mezzo è il messaggio” di McLuhan. La grande novità di queste ore è infatti nello strumento utilizzato più che nel contenuto in sé: a parlare non è la tv né tantomeno un libro, ma è la Rete. Il che, seguendo un meccanismo che di nulla non ha alcunché, moltiplica l’eco del progetto.
La bontà dell’idea è nei suoi contenuti, perché da questi ultimi non si può prescindere: verità, forse, e sicuramente pettegolezzi. Segreti confidati nella finta intimità del Web, il chiacchiericcio tipico di una piazza: uno parla e molti ascoltano, mentre in seconda battuta molti riportano e moltissimi si accodano. Così prende il via il passaparola: una fan page, un blog, molti “mi piace” e la community si consolida in poche ore anche in un weekend assolato di Luglio.
Il libro “La casta” è altra cosa. Benché i contenuti possano essere in linea teorica i medesimi, quel che cambia radicalmente è proprio lo strumento utilizzato. Un libro, rispetto alla Rete, passa infatti di mano in mano molto più lentamente (giorni interi per la carta, l’istantaneità di un link per il Web), non è interattivo, non può essere modificato e non può essere commentato. Non ci si raccoglie, inoltre, attorno ad un libro: lo si fruisce in un rapporto personale senza alcun meccanismo sociale a supporto.
La matrice dell’indignazione sociale, inoltre, è stata cavalcata ormai da molte trasmissioni tv, ma anche in questo caso l’effetto è differente: l’uno a molti in questo caso ha una direzione, ma non una “cerchia sociale” che chiude la community dandovi corpo e identità. Ognuno davanti alla tv è infatti solo e non ha piena coscienza di chi altro nello stesso momento sta fruendo del medesimo contenuto. Online invece succede il contrario: le condivisioni viaggiano su Facebook da amico ad amico, e collegandosi al blog o alla fan page è possibile vedere i volti degli altri “affiliati” che seguono i medesimi aggiornamenti.
La forza de “I segreti della casta di Montecitorio” è tutto qui: nella condivisione, nella community, nei “mi piace”, nei link. La forza è lo strumento. La forza è la Rete.