iPhone 5 è uno strumento che allontana l’uomo dalla vera essenza della vita e Apple è un’azienda che propina il razzismo fra gli utenti. È quanto sostiene Avvenire, il quotidiano dei vescovi, all’indomani della presentazione del nuovo iPhone 5, quest’ultimo considerato uno strumento deleterio per l’esistenza umana. Un giudizio esagerato o un j’accuse motivato?
iPhone 5 sarebbe un «superprodotto su cui riflettere con una certa urgenza», un gingillo elettronico che non farebbe altro che deteriorare la moralità del consumatore perché «la supremazia simbolica della mela morsicata sta producendo nuove forme di disuguaglianza e una sorta di razzismo tecnologico che discrimina chi non possiede l’iPhone».
Ma l’affondo prosegue ben oltre, perché il melafonino sarebbe uno dei fattori responsabili dell’allontanamento dell’uomo dalla fede. Con la sua capacità di rendere immediata ogni risposta – non tanto in quanto iPhone, ma perché dotato di un browser così come qualsiasi altro smartphone o laptop – iPhone 5 farebbe credere all’uomo di poter dominare la realtà senza l’apporto di Dio. iPhone, così come ben spiega Avvenire, sarebbe la realizzazione del mito di Prometeo a discapito della spiritualità:
«Dispositivi come il nuovo iPhone sembrano realizzare il sogno prometeico di un controllo della realtà attraverso la tecnologia. In un mondo in cui il pensiero dominante tende a rifiutare la religione in nome della ragione, paradossalmente i nuovi dispositivi riaccendono la fiducia nella magia: come la bacchetta magica (un tipico dispositivo touch, estensione del braccio umano) era in grado di produrre immediatemente apparizioni, trasformazioni, eliminazioni, così lo smartphone, protesi ubiqua e sempre attiva, sempre più leggera e maneggevole e quasi trasparente, ci consente di azzerare l’intervallo tra desiderio e realizzazione».
Si tratta di una disanima certamente esagerata, così come hanno notato quasi tutti i quotidiani nazionali che hanno ripreso la notizia. Innanzitutto, la tecnologia è pensata appositamente per controllare la realtà, per rendere la vita più semplice e risolvere grandi e piccoli intoppi di tutti i giorni. E non perché vittima di un incantesimo, ma semplicemente perché si pone l’obiettivo di essere funzionante. Non avrebbe alcun senso, in caso contrario, la sua esistenza. Il fatto che la tecnologia spesso sia in grado di fornire risposte a questioni su cui la religione rimane ammutolita, non significa che si stia privando l’uomo della fede: il credente continuerà a credere indipendentemente da un device Apple nel taschino. E il possessore di uno smartphone terzo rispetto a iPhone – che si tratti di un solido Nokia di inizi anni 2000 o di un Android super-accessoriato di ultima generazione – di certo non si sentirà discriminato nel non disporre di un oggetto targato Mela Morsicata.
Un attacco certamente singolare a cavallo dell’onda mediatica su iPhone 5 che, tuttavia, potrebbe addirittura trovare degni oppositori in Vaticano. Del resto, anche Papa Benedetto XVI utilizza soddisfatto un iPad.