Il premio Nobel per la Chimica 2018 è stato assegnato a Frances H. Arnold, George P. Smith e Gregory P. Winter, annunciato dal palazzo dell’Accademia Reale delle Scienze della Svezia, a Stoccolma. Alla prima va metà del premio, gli altri due si divideranno la seconda metà. Lo hanno vinto grazie ai loro studi sullo sfruttamento di enzimi e anticorpi per produrre nuovi materiali, farmaci e terapie.
Grazie alle loro ricerche i tre scienziati sono riusciti a sfruttare i principi dell’evoluzione e della genetica riuscendo a produrre soluzioni che hanno portato a un miglioramento della vita, dai biocarburanti a farmaci di nuova generazione contro malattie autoimmuni e tumori.
Frances H. Arnold nel 2013 si era aggiudicata anche il premio Eni Award 2013 per le Energie Rinnovabili Directed Evolution of Enzymes and Pathways for Renewable Fuels and Chemicals.
L’evoluzione diretta
Grazie all’evoluzione si è resa possibile la prosecuzione della vita sulla Terra. Gli organismi viventi producono energia da ciò che hanno intorno al proprio ambiente, creando altri composti chimici utili alla sopravvivenza. La chimica della vita è presente nei nostri geni, che vengono trasmessi tra le generazioni. Capita che ci siano mutazioni casuali con il risultato della creazione di organismi più deboli, mentre altre volte si verificano miglioramenti nella trasmissione: il risultato è che sono alcuni esemplari di una generazione a prevalere.
I tre ricercatori hanno applicato questi principi dell’evoluzione in laboratorio e col Nobel arriva anche una vittoria per l’ingegneria genetica. Praticamente si utilizza il DNA degli organismi per migliorarli ed ottenere determinate caratteristiche, accelerando anche di milioni di volte quello che avviene in natura con la selezione naturale darwiniana.
Non è la prima donna
L’americana Frances Hamilton Arnold non è di certo la prima donna a vincere il premio Nobel per la Chimica. prima di lei altre quattro: Maria Curie nel 1911, sua figlia Irene Joliot Curie nel 1935 ma insieme al marito Frédéric Joliot, poi un’altra americana, Dorothy Crowfoot Hodgkin nel 1964 e infine Ada Yonath nel 2009.
È stata però Arnold, che insegna ingegneria chimica al Caltech (California Institute of Technology), la prima donna a condurre la prima evoluzione diretta degli enzimi, utilizzati anche per produrre biocarburanti e farmaci di nuova concezione, con studi indirizzati verso il miglioramento dell’evoluzione degli enzimi grazie a mutazioni indotte del DNA. Lo stesso Barack Obama, che nel 2012 l’aveva nominata tra gli scienziati più in vista, aveva dichiarato che con queste ricerche si può fare in pochissimo tempo ciò che la natura impiega a generare in milioni di anni di evoluzione,
I premiati sono tre
Gli altri due scienziati ad aver vinto il premio Nobel per la Chimica 2018 sono due uomini. George Smith ha 77 anni e lavora dal 1975 all’Università di Missouri-Columbia. Durante i suoi studi ha messo a punto una tecnica che usa i batteriofagi, cioè virus che infettano i batteri, che portano a un miglioramento della selezione di proteine. Ha creato in sostanza una sorta di fabbrica di proteine. Gregory Paul Winter ha 67 anni, biochimico inglese del Trinity College di Cambridge, che ha utilizzato il sistema immaginato da Smith per perfezionarlo, in particolare controllando l’evoluzione degli anticorpi, per cercare di fargli svolgere specifiche azioni.
Le sue ricerche hanno portato alla produzione dell’anticorpo adalimumab, uno dei primi farmaci biologici mai realizzati, approvato per l’uso commerciale nel 20o2 ed utilizzato in diversi ambiti tra cui il trattamento dell’artrite reumatoide.