Il danno economico, per le compagnie che forniscono il servizio, si attesta a circa 96 miliardi di dollari ogni anno a livello globale. È sufficiente partire da questo dato numerico per comprendere quanto i furti di energia elettrica rappresentino un problema da risolvere al più presto, soprattutto per chi opera in questo settore. Una situazione al limite dell’insostenibilità in alcuni paesi in particolare, come il Brasile, dove le stime parlano del 40% di energia sottratta illegalmente dalla rete di distribuzione, perlopiù tramite manomissione delle infrastrutture di trasporto.
A questo si aggiungono impianti non sempre efficienti, sprechi e una lettura talvolta non corretta da parte dei contatori. Una possibile risposta è costituita dall’intelligenza artificiale: i ricercatori della University of Luxembourg hanno messo a punto un algoritmo che, basandosi sui consumi rilevati al livello delle utenze (residenziali e non), è in grado di identificare anomalie potenzialmente legate a furti o problematiche di natura tecnica. In questo modo è possibile ottimizzare il lavoro del personale addetto ai controlli, indirizzandolo laddove realmente necessario per effettuare le verifiche del caso, soprattutto dove l’accesso stesso agli impianti costituisce un problema: secondo Adrian Grilli della Joint Radio Company, alcune parti delle favelas sono off limits, pericolose per l’incolumità degli operatori.
Istruito con un database di informazioni raccolte in un periodo di cinque anni da 3,6 milioni di abitazioni, il sistema si è dimostrato efficace nel 65% dei casi e, come sempre quando si parla di IA, la sua precisione aumenterà con il tempo e con l’esperienza acquisita. Aziende come Choice Technologies hanno già esplicitato l’intenzione di utilizzarlo nella rete di distribuzione in America Latina. Non si commetta l’errore di pensare che il problema dei furti di energia elettrica riguardi solo terre lontane: nel Regno Unito le perdite per i fornitori si attestano a 440 milioni di sterline ogni anno.