Solo una decina di giorni fa si è parlato dell’introduzione del machine learning nel sistema impiegato dal servizio Google Traduttore per convertire un testo da una lingua all’altra. Un approccio che, rispetto alle traduzioni più convenzionali, offre risultati precisi e paragonabili a quelle di un esperto in carne ed ossa, poiché tiene conto non solo delle singole parole o frasi, ma della sintassi e soprattutto del contesto.
Oggi compare sul blog del team Google Research un post interessante e utile per capire, una volta di più, quali siano le reali potenzialità dell’intelligenza artificiale. Per comprenderlo è necessario partire da un presupposto: gli sviluppatori hanno istruito il sistema su come tradurre dall’inglese al coreano e viceversa oltre che dall’inglese al giapponese e viceversa. Poi si sono chiesti se il cervello digitale fosse in grado di effettuare il passaggio diretto dal coreano al giapponese, senza passare dallo step intermedio dell’inglese. La risposta fornita dai test è stata affermativa. In altre parole, la tecnologia ha creato un proprio linguaggio, una sorta di vocabolario in cui autonomamente ha inserito il significato di termini e frasi, così da poter effettuare quella che gli esperti di settore chiamano zero-shot translation, rappresentata con la connessione color arancio nel grafico di seguito.
Per la natura stessa delle reti neurali e dei sistemi di machine learning, che anziché essere composti da rigide istruzioni per elaborare i dati vengono strutturati in modo da imparare (“to learn”, appunto) ad agire autonomamente migliorando in maniera progressiva le proprie abilità, non è facile capire né spiegare cosa abbia portato gli algoritmi di Google Neural Machine Translation a generare un idioma completamente inedito. Il processo è comunque paragonabile a quello di cui si è parlato nelle scorse settimane, che è riuscito a concepire un metodo crittografico che rende di fatto inaccessibili le informazioni scambiate fra due IA. Fossimo in un romanzo sci-fi potremmo affermare che le macchine hanno iniziato a parlare alle nostre spalle.