IBM ha annunciato che il suo servizio di intelligenza artificiale Watson è approdato su Amazon Web Services (AWS), Google Cloud e Microsoft Azure. Nel tentativo di conquistare i clienti che richiedono maggiore flessibilità nel modo in cui archiviano e analizzano i dati, la compagnia ha dato notizia della corposa novità, per chi usa le piattaforme sulla nuvola di cui sopra, alla conferenza Think a San Francisco.
IBM non si è fermata qui, affermando che Watson sarà presto disponibile praticamente su qualsiasi piattaforma cloud pubblica, privata e ibrida, andando così a rispondere alle esigenze di calcoli avanzati e predittivi di tutti gli utenti professionali che attualmente utilizzano un servizio cloud. L’amministratore delegato di IBM, Ginni Rometty, ha dichiarato che la mossa segna un nuovo capitolo nel viaggio di sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale verso una diffusione su larga scala. Ecco le sue parole.
Abbiamo prodotto una AI scalabile, attivabile da chiunque. I clienti interessati a trarre vantaggio dal servizio Watson Anywhere potranno connettere i dati archiviati sul cloud o in data center privati al servizio, tramite IBM Cloud Private for Data, che viene già supportato da più cloud. Molte più compagnie possono utilizzare add-on di Watson AI, come Watson Assistant, per aiutarli a sviluppare progetti di comunicazione innovativi, come chatbot naturali, app mobili ospitate su Amazon.com e Microsoft, nonché fonti di dati da server IBM.
Per creare collegamenti a cloud concorrenti, IBM si affiderà al pacchetto software open source Kubernetes; non la prima grande azienda tecnologica a farlo. Negli ultimi mesi, Google ha adottato Kubernetes per le sue soluzioni AI lanciando Kubeflow Pipelines; in seguito la Linux Foundation for Deep Learning, ha presentato la piattaforma Acumos, seguita più recentemente da Intel, che ha dato slancio all’iniziativa Nauta lo scorso mese. L’annuncio dell’estensione sul cloud di Watson rappresenta anche il tentativo di IBM di posizionare i suoi servizi come compatibili con quasi ogni tipo di infrastruttura informatica. E non caso, il big statunitense ha portato sotto il suo cappello Red Hat, nome di spicco nel mondo open-source, e capace di sviluppare integrazioni di software enterprise su larga scala.