Inversamente dalla linea concettuale seguita per i portatili professionali di casa Apple, per la fascia dedicata ad utenze home, education o che non necessitano di macchine di elevato profilo e costo, ecco che nel 1999 nasce l’iBook.
La premessa non assume assolutamente un significato dequalificante per una tipologia di utenti che agli occhi dei progettisti rappresentano i pro-user del domani oppure più semplicemente un target differente, comunque attento ed esigente.
L’iBook G3 a conchiglia rimuove, per quanto riguarda i portatili, quella barriera seriosa ed austera già superata per i computer fissi con i iMac DV usciti l’anno precedente. Giocoso, divertente e dall’aspetto glamour, pensato per Internet (che stava diventando una realtà ordinaria), l’iBook a conchiglia sfoggia un case traslucido caratterizzato da colori brillanti e giovani come il verde acido, l’arancio, l’azzurro.
La cura del design quindi, aveva in questo senso la funzione di avvicinare mentalmente chi considerava i computers qualcosa di ostico e rigoroso. Gli angoli smussati, la forma a conchiglia e la maniglia per il trasporto, creano quella confidenza immediata verso un oggetto che oltre ad attirare amichevolmente gli sguardi, svolgeva molto bene il suo lavoro.
La novità più rilevante era la dotazione della scheda Airport con antenna incorporata nel case. Questo garantiva una connettività senza fili decisamente innovativa. Per quanto riguarda le prestazioni hardware troviamo un processore PowerPc 750 con una velocità di 300MHz, 32/64 MB di Ram (massima 288/320 MB), e un disco rigido che varia da 3,2 a 10 Giga. Lo schermo di 12,1 pollici servito da una scheda video ATI da 4MB si avvale di una risoluzione di 800×600 pixel.
Un lettore CD-ROM da 24x costituisce l’unità ottica.