Con un annuncio proveniente direttamente dal meeting ICANN (Internet Corp. for Assigned Names and Numbers) di Kuala Lumpur in Malaysia, il nuovo protocollo IPv6 viene ufficialmente annunciato al mondo, promettendo così un cambiamento che farà epoca: «Questo è un grande, grande passo», parola di Vinton Cerf (già co-autore del TCP/IP, simbolicamente definito “il padre di Internet”).
Il nuovo protocollo è noto da tempo e l’ufficializzazione era attesa da molti come un semplice inizio della nuova era della Rete. Il cambiamento, sia pur se graduale, sarà radicale e coinvolgerà innanzitutto le dimensioni stesse del web.
Attualmente, infatti, sono teoricamente disponibili 4.3 miliardi di indirizzi, e di questi i due terzi sono già occupati: con il nuovo protocollo il limite dei domini diventa quasi imponderabile, ed è così motivato il termine “infinito” usato negli ambienti ICANN per descrivere ciò che sta prendendo piede. Il problema è soprattutto europeo e asiatico, in quanto gli USA hanno riservato a se stessi una porzione di indirizzi assolutamente sovrabbondante. Il collo di bottiglia è rappresentato invece dai non-USA, e per una crescita omogenea della Rete il nuovo protocollo diventa una assoluta priorità.
Il nuovo protocollo non viene però adottato in sostituzione del vecchio, anzi IPv4 e IPv6 saranno affiancati per almeno un ventennio al fine di testare a fondo la sicurezza e l’affidabilità del nuovo. Nelle ultime ore IPv6 è stato aggiunto ai server ICANN e da oggi il pericolo di un limite troppo vicino per una crescita così veloce come quella del web è messo da parte. Il futuro è quello di un mondo completamente connesso alla rete (case, elettrodomestici, sistemi di comunicazione mobile), e per molti anni l’infinita dimensione del Web è destinata a rimanere tale.