Centinaia di suffissi differenti dal “.com” stanno per invadere il Web. Il capo dell’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), Fadi Chehade, ha confermato che entro la fine dell’anno verranno assegnati suffissi di aziende e privati in lingua inglese e probabilmente anche cinese. L’epoca delle liberalizzazioni, inaugurata già tempo fa, fa un ulteriore salto in avanti.
Presto potremo depositare un dominio con il nostro cognome, oppure il nome di una nostra azienda. Possibile, ma ovviamente è chiaro che i marchi più importanti, come Apple, si sono già mossi per tempo, soprattutto quelli che hanno la fortuna di non indurre confusione e non hanno problemi di copyright. Mentre per suffissi generici come .tech o .app sarà necessario più tempo per dipanare la questione rispetto alle molteplice richieste tutte confluite su questi nomi.
L’ICANN sta gestendo la più grande manovra di estensione della storia della Rete dalla sua invenzione negli anni Ottanta: quasi 2.000 aziende e gruppi hanno presentato proposte riguardanti circa 1400 nomi diversi, 150 dollari per nome. I fautori dei nuovi suffissi sperano che l’espansione porterà ai cosiddetti “quartieri online”: aziende e gruppi di aree specifiche che occuperanno la rete secondo macro indicizzazioni e macro affluenze.
Questa espansione – che non comporta alcun tipo di problema tecnico ai computer né ai motori di ricerca – ha un duplice obiettivo organizzativo e commerciale, ma non piace ad alcuni osservatori che ritengono che un WWW diviso in quartieri non rispetti lo spirito di Internet. D’altra parte, oggi nella Rete parlare una lingua diversa dall’inglese significa sentirsi persi e anche questo è limite, che in teoria la moltiplicazione dei suffissi dovrebbe risolvere almeno parzialmente.
I titolari di marchi avranno la possibilità di registrare nomi entro il 26 marzo. In caso una società decida di non registrare il nome, l’ICANN notificherà quando qualcun altro cercherà di farlo. Il sistema, tuttavia, non blocca il nome e le parti dovranno risolvere le controversie esternamente attraverso un arbitrato.
Elemento che suggerisce una possibile strategia: depositare un nome e poi venderlo. Ipotesi che apre uno scenario interessante: quotare un dominio personale sul World Wide Web e poi venderlo al miglior offerente, oppure considerarlo come un bene immateriale in un business legato al marketing.
Nel giro di alcuni mesi dovrebbero vedersi i primi domini legati a brand o personalizzati e da quel momento è stato calcolato che ne appariranno venti nuovi a settimana.