Dopo la notizia del patto tra Apple e Universal per la diffusione di musica in streaming su iCloud, il nuovo servizio della società di Cupertino che sarà presentato lunedì alla WorldWide Developer Conference di San Francisco, che va ad aggiungersi ad altre case di punta del settore, cominciano a rincorrersi le voci sul presunto costo dell’intera operazione.
Diverse fonti anonime rivelano infatti al New York Post che Apple potrebbe essere costretta a sborsare anticipatamente fino a 150 milioni di dollari, poiché la società avrebbe accettato di pagare in media tra i 25 e i 30 milioni per ogni accordo stretto con ogni singola casa discografica. Gli accordi stipulati accorderebbero alle case discografiche il 58% dei ricavi generati da iCloud, lasciando a Apple il 30% ed il restante 12% ai vari editori. Il LA Times riporta però una versione parzialmente differente, specificando che alle case discografiche andrebbe addirittura il 70%, con il colosso informatico e i vari publisher impegnati a dividersi il resto con una percentuale maggiore per la casa di Cupertino.
La cifra pattuita sarebbe stata definita come una sorta di incentivo per salire a “bordo” e credere in iCloud. Riguardo il servizio di storage online, pare che l’intenzione di Apple sia quella di offrire agli utenti che hanno acquistato musica da iTunes un periodo di utilizzo gratuito, per poi valutare la sottoscrizione di un abbonamento annuale per una cifra che dovrebbe aggirarsi attorno ai 25 dollari.
Ulteriori dettagli arriveranno comunque in occasione dell’evento di lunedì, nel quale l’amministratore delegato Steve Jobs in persona toglierà il velo su iCloud e sulle sue caratteristiche. Quel che Steve Jobs non rivelerà sarà quanto deciso a tavolino con le major, ma saranno questi dettagli fondamentali destinati a venire a galla in seguito, quando l’industria andrà a batter cassa con Google ed Amazon mentre Apple potrà probabilmente godere della posizione di privilegio acquisita nel tempo.