Potrebbe esserci una svolta nel dibattito sulla net neutrality, ad opera di Mozilla. Uno dei simboli dell’open Internet non vuole stare a guardare e ha indirizzato una proposta alla FCC, firmata dall’ingegnere Chris Riley, che potrebbe superare l’empasse prodotta dalla stessa organizzazione a proposito del doppio standard di velocità di consegna dei pacchetti dati. In sintesi, l’idea è geniale: usare i regolamenti contro loro stessi.
La petizione pubblicata ieri sul blog di Mozilla intende proteggere la Rete, la sua apertura e neutralità, cercando di dare suggerimenti a coloro che entro il 15 maggio dovranno prendere una delle decisioni più delicate della storia di Internet a proposito della gestione delle sue infrastrutture. Secondo Riley esistono già tutte le normative adatte a costringere gli ISP a garantire l’equità del traffico dati agli utenti: basta separare i rapporti tra content provider (Amazon, Google, Netflix e via dicendo) e ISP rispetto a quello tra questi ultimi e gli utenti. La cosa sembra complicata, ma non lo è.
Se i pacchetti sono “trasportati”
Il concetto che Mozilla vorrebbe fosse adottato dalle nuove regole della FCC è basato sull’idea che il problema è nato perché non basta sostenere che compito dell’ISP è fornire all’utente tutti i pacchetti senza discriminazioni. Dunque, se si riqualificasse il rapporto tra content e service provider come rapporto distinto rispetto al cosiddetto ultimo miglio, il rapporto precedente potrebbe essere classificato secondo il Telecommunications Act del 1996, categoria “trasporti”.
In pratica, la FCC potrebbe continuare a far rispettare le proprie norme sul lato del consumatore, mentre applicherebbe norme diversamente restrittive nel percorso tra provider e il fornitore di contenuti, secondo lo schema per cui il trasporto deve rispettare criteri di equità. Così lo spiega Mozilla:
Categorizzare i servizi di consegna a distanza come servizi di telecomunicazione è coerente con gli orientamenti stabiliti dal Congresso e darebbe alla FCC ampia capacità di adottare e far rispettare la neutralità della rete. Con autorità chiare e regole efficaci, agli ISP potrebbe essere impedito di bloccare o discriminare qualsiasi fornitore, sia su una rete fissa o wireless.
Net neutrality matters, and so does the way we protect it. Read about our proposal for the FCC: http://t.co/t4BIMm3hZR
— Mozilla (@mozilla) May 5, 2014
La spiegazione tecnico-storica
Perché questo escamotage dovrebbe funzionare? Il motivo è legato a tutto quando accaduto negli anni scorsi, quando la connessione veloce è stata considerata dalla FCC come informazione e non come trasporto. L’inizio della fine: negli anni si sono succedute sentenze della Corte Federale degli Stati Uniti che hanno smantellato ogni tentativo della FCC di censurare i controlli privati sull’uso della rete (ad esempio il blocco dei P2P), perché la banda larga era un servizio di informazione e non un comune mezzo di trasporto. Questo vulnus ha infine prodotto il disastro che consentirà agli ISP di creare diverse corsie di traffico e forse anche offrire alle aziende la possibilità di pagare per ottenere la priorità del traffico.
Mozilla, insomma, torna alle scelte prese nell’arco degli anni 2002-2010 e sostiene che ribadendo che quelle scelte erano sbagliate, si può riscrivere la storia, mettendo sul tavolo un bluff migliore di quello tentato dal capo della FCC Tom Wheeler. Difficile dire se possa funzionare, ma l’idea di riportare il dibattito indietro di 12 anni è coraggiosa. Causerebbe, è vero, questioni legali complesse e lunghe, non senza conseguenze economiche. Tanto che la FCC ha ufficiosamente fatto sapere che ritiene la proposta troppo azzardata, perché ha già spiegato di poter garantire la net neutrality tramite clausola di no-blocking e la trasparenza per quanto riguarda qualsiasi ordine di priorità.
Però l’iniziativa di Mozilla ha il merito di aver ricordato a tutti da dove nasce l’inghippo, quando la FCC pensò che il Congresso avrebbe risolto il buco legislativo sulla neutralità della rete e invece non lo fece a causa della lobbying delle telco, lasciando la FCC con il cerino in mano senza aver pensato di ri-classificare la banda larga facendola rientrare nelle prerogative degli articoli che chiamano direttamente in causa la Commissione.