Identità digitale, ci sarà solo Passport?

Dopo DotGNU e Magic Carpet di AOL anche SUN ci prova a lanciare un sistema di identità digitale che offuschi il monopolio dell'MS Passport sulle transazioni online. Nel frattempo però Microsoft non perde tempo: per imporre il suo sistema di Web Identity come standard ricorre all'open source.
Identità digitale, ci sarà solo Passport?
Dopo DotGNU e Magic Carpet di AOL anche SUN ci prova a lanciare un sistema di identità digitale che offuschi il monopolio dell'MS Passport sulle transazioni online. Nel frattempo però Microsoft non perde tempo: per imporre il suo sistema di Web Identity come standard ricorre all'open source.

Il panorama dei sistemi di riconoscimento digitale si è arricchito nel giro
di pochi giorni di importanti novità. Tutte apparentemente in direzione
della vera priorità dei meccanismi di identità digitale:
l’interoperabilità assoluta dei sistemi utilizzati.



Protagonisti della vicenda l’immancabile Microsoft che, per l’occasione, strizza l’occhio all’open
source pur di imporre come standard Passport, il suo sistema di Web
Identity; e la rivale Sun che propone un modello alternativo di
riconoscimento digitale. Un sistema cosiddetto federativo, intorno a
cui ha raccolto una trentina di grandi nomi dell’Hi-Tech e della finanza.



Il meccanismo dell’identità online consente di effettuare acquisti, o
qualsiasi altra transazione su Internet, senza dover necessariamente
digitare
di volta in volta tutti i dati personali (da quelli anagrafici
al numero della carta di credito ma anche alle informazioni sanitarie etc.).



Era partito a giugno, con il progetto Magic Carpet del gruppo AOL, il
braccio di ferro per riuscire ad accaparrarsi le fette più consistenti del
riconoscimento digitale. La posta in gioco si disputa tra chi la
spunta ad imporsi come standard facendosi largo tra il maggior numero di
aziende ed enti che offrono servizi online.



Un passo in avanti in questo senso lo ha compiuto Microsoft. Negli scorsi
giorni la software house di Redmond ha aperto le porte alle case rivali
rendendo pubblico il codice sorgente di Passport. L’identità digitale di
Microsoft, a partire dal prossimo anno, sarà riconosciuta dai
servizi analoghi dei concorrenti, purché si appoggino sullo standard
Kerberos 5.0, il sistema scelto dalla software house per l’interoperabilità
di Passport.


Il sistema di identificazione online dell’azienda di Gates attualmente gode
di un discreto riconoscimento in quanto già attivo per i servizi di
MSN Messenger e di Hotmail.



Date le premesse il destino di Passport a fare la parte da leone, tra i
sistemi di riconoscimento digitale, appare segnato. I suoi potenziali
utilizzatori
sembrano essere destinati a lievitare vertiginosamente con
il lancio di .Net, l’imponente piattaforma di servizi integrati per
l’azienda di Microsoft di cui Passport costituisce uno dei punti di forza.
I network dell’azienda di Gates contano 165 milioni utilizzatori in tutto.



L’apertura di Microsoft ha avuto il pregio, in un colpo solo di sfrondare
le ultime resistenze ad imporre come standard il sistema di Web
Identity
di Microsoft tra le aziende ma anche quello di per mettere a
tacere parzialmente le critiche mossegli dall’industria e dall’associazioni
dei consumatori.



Altre importanti questioni restano però tuttora aperte. L’enorme massa di
informazioni detenuta totalmente da un unico soggetto sollevava problemi
tecnici ed etici non indifferenti, come ricordava qualche tempo fa un
articolo di Punto Informatico dedicato all’argomento.
Bersaglio delle critiche il sistema centralizzato di Microsoft. Come
evitare che in un colpo solo un DoS possa mettere a repentaglio un’enorme
massa di dati, molti dei quali sensibili? Non in ultimo chi controlla il
controllore dei dati? In altri termini come evitare che qualcuno possa
entrare nella banca dati di Passoprt e magari farne un uso improprio?




Il passo compiuto dal colosso di Redmond anche per altro verso segna una
tappa storica della vita di Microsoft. Gates e soci, in questo modo si
avvicinano al mondo open source, che in tema di riconoscimento digitale,
nel frattempo, non è stato con le mani in mano. La comunità degli
sviluppatori del software libero si è mobilitata da luglio con DotGNU, il progetto per lo sviluppo di una Web identity
non legata a tecnologia proprietaria e con il progetto
Mono
per portare nell’orbita dell’open source parte delle funzioni di
.Net.



A promettere il vero strattone al futuro della Web Identity tutto
ritagliato su misura di Passport è stata la SUN. La software house
antagonista a Microsoft ha annunciato a stretto giro la nascita di Liberty
Alliance. Il sistema tanto alternativo alla tecnologia di riconoscimento di
MS, quanto ancora misterioso dovrebbe vedere la luce di qui a sei mesi..



L’imponenza del progetto è dimostrata dalla quantità e dalla qualità dei
partner che spaziano dalle prime donne dell’IT, con Cisco System, eBay,
RealNetworks, Verisgn alla Bank of America. Se Microsoft ha a disposizione
una tecnologia dotata di un minimo di rodaggio e non ha ancora partners,
Sun si trova nella posizione contraria. Come soci vanta 30 nomi dell’IT e
dell’alta finanza, senza avere ancora rilasciato le benché minime
indicazioni sul tipo di sistema da utilizzare.

Per questo i vertici di Microsoft guardano con scetticismo
all’annuncio di Sun,
Liquidato
ultimamente da Steve Ballmer, presidente e capo esecutivo di
Microsoft, come una semplice vanteria di casa Sun senza la portata
innovativa annunciata.

Eppure da parte la software house del linguaggio Java ha sfidato Microsoft
sul punto più controverso della sua tecnologia: passare da un sistema
centralizzato
di raccolta e gestione dei dati ad uno distribuito,
dicendo addio ad una banca dati centrale

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