Gli sforzi del governo degli Stati Uniti di ridurre l’influenza di Huawei sul mondo, a partire dagli Usa, prosegue senza sosta. Il ban al più grande fornitore mondiale di apparecchiature per le telecomunicazioni si è esteso al campo della ricerca scientifica. L’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) di New York ha intimato dunque ai dipendenti di Huawei dal revisionare, creare e modificare i documenti di ricerca pubblicati sul sito.
La decisione è stata riportata prima di tutto sui social media cinesi, scatenando la reazione di alcuni dei principali scienziati del paese che descrivevano la mossa come “anti-scientifica” e una “violazione della libertà accademica”. Zhang Haixia, professore presso l’Institute of Microelectronics della Peking University, ha annunciato dal suo account WeChat di aver lasciato l’IEEE perché la decisione di aderire alla blacklist commerciale è andata “ben oltre la linea di base”, sfidando, così dice, integrità professionale.
Come professore, non lo accetto – ha scritto online in una lettera pubblica indirizzata al presidente eletto dei IEEE, Toshio Fukuda.
La lettera di dimissioni è stata vista più di 40 mila volte da quando è stata pubblicata, con il mood generale che pare essere quello di voler boicottare interamente la ricerca dell’IEEE. In una dichiarazione del 30 maggio, l’istituto ha detto di voler rispettare gli obblighi legali ai sensi delle leggi degli Stati Uniti e di altre giurisdizioni e che il rispetto di tali normative protegge sia l’organizzazione che i volontari e i membri. Insomma, proseguire con una collaborazione verso Huawei avrebbe rappresentato un rischio troppo grosso. Con effetto immediato, nessun dipendente della cinese può più partecipare alle riunioni di IEE, revisionare i suddetti file e votare per le assemblee generali.