Diritto d’autore, ma non solo: diritti degli editori, diritti dei lettori, diritti di un ecosistema che è messo oggi come non mai sotto pressione. Parlare di “diritto” nel mondo dei nuovi media significa giocoforza parlare di diritto in termini più relativi di quanto non vorrebbe una definizione più aulica del diritto stesso. Il motivo è chiaro: una volta affievoliti tutti i pilastri su cui è stata sviluppata l’editoria negli ultimi decenni, di punti saldi ne sono rimasti ben pochi. Un intero modello è insomma messo irrimediabilmente in discussione e non è rimasto troppo da salvare: occorre, semmai, capire su quali equilibri si possa costruire il futuro e su quali paradigmi possa essere regolamentato il settore in prospettiva.
Claudio Giua, direttore dell’Internet Festival 2013, ha moderato il panel “Dialogo d’autore intorno al diritto” mettendo assieme i punti di vista del giurista Guido Scorza, dell’imprenditore/blogger Stefano Quintarelli e della responsabile dell’Area Giuridica ed Internazionale della FIEG, Isabella Splendore.
Un esempio è sembrato calamitare tutti i vari spunti di riflessione messi in campo: la questione irrisolta delle rassegne stampa. Da tempo se ne parla: chi le considera un diritto inalienabile si scontra con quanti le considerano invece una evidente vessazione del diritto d’autore poiché costruiscono nuovi business riciclando informazioni prodotte altrove. Isabella Splendore spiega come solo in Italia il diritto del lettore abbia ancora la meglio sul diritto dell’autore (e dell’editore); Guido Scorza solleva un dubbio antitrust, appoggiando l’idea di un contributo agli autori purché in ballo non vi sia però un vero e proprio contratto di licenza; Stefano Quintarelli propone un dubbio ancor più elevato, snocciolando la propria visione di un mondo dell’editoria destinato a mutare in modo ancor più radicale di quanto non si intraveda oggi.
Secondo Quintarelli, in particolare, il settore è destinato a polarizzarsi in una dicotomia tra informazione breve e informazione approfondita: la prima sarà nucleare, discreta, costituita da pillole infinitesimali aggregate in un flusso continuo; la seconda sarà invece costituita da veri e propri saggi, lunghi ed approfonditi, sui quali verrà riversata la vera qualità. Per gli uni e gli altri verranno a formarsi diversi modelli di business, ma soprattutto verranno a ricrearsi community molto differenti.
Quel che appare certo è come il “diritto d’autore” sia diventato ormai qualcosa di ben più importante della sola remunerazione dell’autore stesso. Nel momento in cui un DRM controlla il pagamento, infatti, determina anche i limiti di sfruttamento dell’opera ed erode quelli che erano fino ad oggi alcuni diritti inalienabili del fruitore. Se si acquista su Amazon e si accetta l’offerta low cost, infatti, si accetta al tempo stesso di non poter prestare il volume acquisito e si accetta al tempo stesso di non utilizzare altro hardware che non sia quello prodotto da Jeff Bezos. Il che, giocoforza, impone riflessioni ben più alte di quanto la mano invisibile del mercato, di keynesiana memoria, non suggerisca.
Discutere di diritto d’autore, oggi, significa ragionare su una serie di ripercussioni fortissime che vanno a ricadere su un settore già sottoposto a grandissime pressioni: mentre il vecchio modello sta crollando, i nuovi modelli che si affacciano appaiono oggi estremamente deboli. Un confronto come quello offerto dall’Internet Festival, dunque, è occasione che molti altri eventi dovranno proporre per portare avanti un dibattito che si preannuncia ancora lungo e di importanza capitale.