Oltre il 60% del traffico generato su internet, precisamente il 61,5%, è non umano, generato cioè da bot. Numeri incredibili che arrivano da una recente ricerca di Incapsula. Solo il 38,5% del traffico globale sarebbe dunque da attribuirsi a persone in carne ed ossa. Rispetto alla stessa analisi condotta l’anno precedente, la percentuale dei non umani è cresciuta di circa 10 punti. Per ottenere questi risultati, Incapsula ha monitorato 20.000 siti appartenenti al suo network, analizzando per 90 giorni il traffico proveniente da 249 Paesi.
Numeri simili farebbero pensare che sia in forte aumento un certo tipo di traffico malevolo, ma in realtà non è affatto così. Esplodendo i dati del traffico non umano, Incapsula evidenzia come l’incremento di traffico rispetto all’anno precedente sia da attribuirsi principalmente a bot definiti come “buoni”, cioè per lo più ai crawler dei motori di ricerca. Sebbene il traffico dell’attività complessiva dei bot maligni sia rimasto più o meno invariato, è decresciuto il traffico legato alle attività dello SPAM (dal 2% al 0,5%), segno che la campana anti-SPAM voluta da Google ha avuto successo. Molto rilevante invece il leggero aumento del traffico non umano che Incapsula definisce come “other impersonator” che è da ricondurre ad attività di bot con intenzioni ostili che tentano di assumere identità altrui per entrare illigittimamente all’interno di alcuni servizi.
Si tratterebbe infatti della forma più sofisticata di bot presenti sul web associati agli attacchi DDoS, spia e trojan. Questo aumento di traffico nell’ordine dell’8% mostrerebbe come si siano rese più sofisticate e precise le attività degli hacker sul web.