«Un Ballot Screen semplicemente non è un buon modo per creare maggior possibilità di scelta sul Web. Mentre offre letteralmente maggior scelta, un ballottaggio non rende gli utenti più informati. Un utente semplicemente non può scegliere quale utente sia meglio per lui basandosi su di un logo ed un paio di indicazioni. La comparazione diretta degli oggetti facilmente comparabili funziona con tratti quali prezzo o taglia […]. Ma il browsing è solo questo: una esperienza. Nessuno può valutare un’esperienza che non hai mai avuto».
Sono queste parole espresse a titolo personale, e senza nessuna correlazione con la casa madre Mozilla, da parte del designer Firefox Jenny Boriss. La tesi di Boriss è quella per cui il Ballot Screen per molti motivi non possa essere la soluzione in grado di livellare le condizioni di competitività tra i vari browser. Innanzitutto IE sarebbe ancora favorito per motivi legati ai tempi di installazione ed al tasso di rinuncia degli utenti durante il download. Ma soprattutto si bacchetta il design, poiché pesantemente influente sulle scelte dell’utenza.
Secondo Boriss la prima posizione è fondamentale poiché andrà a catalizzare la maggior parte dei click. È una questione di approccio logico alla pagina: la lettura da sinistra verso destra tipica del mondo occidentale porterà ad una consultazione (e presumibilmente ad una scelta) che nella maggior parte dei casi confluirà sulla prima delle opzioni disponibili. Safari, quindi, sarebbe favorito rispetto agli altri concorrenti:
Boriss, oltre a sottolineare simili dubbi espressi da Asa Dotzer (figura di spicco per la community Firefox), propone che il design del Ballot Screen possa far leva almeno sulla casualità come parametro equo per l’esposizione dei diversi loghi. Secondo il designer, però, anche l’ipotesi di un ordine basato sulla percentuale di penetrazione sul mercato avrebbe riscontri positivi (e Mozilla potrebbe giovarsi del successo acquisito per posizionarsi nell’ambita prima posizione): «se il 60% degli utenti ha scelto un browser, c’è il 60% delle possibilità che potrebbe volerlo scegliere». L’ultima ipotesi formulata è quella di un algoritmo ponderato nel quale la casualità venga basata su “pesi” differenti nei quali Mozilla abbia la possibilità di posizionarsi meglio con un tasso di probabilità derivante dalla maggior quota di mercato detenuta.
Essendo frutto di posizioni dichiaratamente personali, le opinioni espresse da Boriss non hanno valenza politica nel giudizio sul Ballot Screen concordato tra Microsoft e Commissione Europea: valgono, tuttavia, come importante valutazione tecnica. Il disagio che trapela è in ogni caso evidente, soprattutto poiché ricalcante simili interrogativi provenienti da Opera Software. Dopo anni di dibattito, insomma, la questione potrebbe chiudersi senza convincere completamente le parti in causa. La Commissione Europea, però, ha manifestato l’intenzione di chiudere una volta per tutte la vertenza. Per questo, nonostante i dubbi, la questione sembra ormai definita.