L’avanzare inesorabile della vendita in linea e delle modalità di visione dei film attraverso la rete rende sempre più dubbio il ruolo che in futuro potranno avere le catene di videonoleggio.
Come si evince spesso dalle parole di Davide Rossi, presidente Univideo, le catene di rivenditori fisici in parte rinnegano questo futuro e in parte ne accettano solo la componente più attuale, cioè quella della pirateria, in un’ottica per la quale una totale sconfitta della pirateria non solo è possibile se lo si vuole, ma soprattutto riporterebbe la situazione a 7 anni fa.
Invece ormai le cose sono cambiate, noi siamo cambiati e in America, dove i servizi per la vendita di film in rete esistono e funzionano, le grandi catene cominciano a ripensare se stesse. In primis la regina del videonoleggio, Blockbuster, che non solo ha lanciato una sezione online con tanto di set top box da attaccare al televisore per vedere direttamente lì i film, ma che sta anche cercando di cambiare la propria idea di punto vendita fisico.
A raccontarlo è lo stesso amministratore delegato del franchising, James Keyes, intervistato dal New York Times.
La sua idea è che la catena rimarrà come anche i punti vendita, ma cambierà ciò che c’è dentro e soprattutto cambierà il personale e la finalità con la quale si entra in un negozio di videonoleggio. Gradualmente i negozi si riempiranno di macchinari fai-da-te per scaricare al volo un film e inviarlo a casa propria oppure metterlo su una SD card (non masterizzarlo, perchè sarebbe una procedura eccessivamente lunga). Ci saranno sempre i DVD delle ultime novità da prendere, ma sarà presente anche una grossa alternativa nella forma di infiniti cataloghi virtuali.
La differenziazione dovrà essere un’arma: nei nuovi Blockbuster sarà possibile anche fare i biglietti per il cinema e (in un certo senso) acquistare musica digitale. Del resto da tempo la catena ha aperto pure ai videogiochi. In quest’ottica il personale non è più incaricato di consigliare i clienti ma di aiutarli tecnicamente se hanno delle difficoltà. «La nostra visione prevede che qualunque device tu abbia o qualunque supporto ti serva noi riusciamo a mettertici sopra il film» dice Keyes.
In sostanza, sempre nelle parole dell’AD, i Blockbuster dovrebbero diventare più tipo Starbucks come tipologia di servizio. Un posto dove fare fisicamente quello che si può fare a casa, ma con un aiuto, più velocemente e magari con più opzioni (film + snack + biglietti + musica, eccetera). Del resto, ricorda Keyes, c’è anche molta gente che si fa stampare le foto portando un SD card invece che farlo a casa.