Usare Facebook per sconfiggere la malaria? Si può. Usare Facebook per migliorare gli schemi analitici sul cambiamento climatico? Si può. Tutto si basa su di una piccola applicazione: aderendo al progetto si presta il potenziale inespresso del proprio pc ad una causa comune, partecipando così ad una iniziativa di alto valore sociale la cui utilità è sì tutta da dimostrare, ma le cui finalità sono senza dubbio alcuno ispirate ad alti principi. «Hai la forza per fare la differenza»: è questo il claim dell’iniziativa di calcolo distribuito “Progress Thru Processors“, organizzata da Facebook ed Intel per dare vita al primo vero esperimento del genere che fa leva su di un social network.
Chi ricorda il progetto SETI@home già conosce il funzionamento. Si crea una piccola applicazione in grado di girare in background sul pc di una massa di volontari, il che permette di moltiplicare piccoli calcoli su un alto quantitativo di utenti. Tante gocce fanno un mare: il lavoro comune dei pc che lavorano in backgroung permette l’elaborazione di grandi quantità di dati e questo lavoro collettivo può essere messo a disposizione della collettività partecipando a progetti di ricerca di grande importanza. Nel caso specifico l’iniziativa prende forma grazie alla collaborazione con l’associazione non profit GridRepublic, da cui il tutto assume triplice ramificazione.
Progress Thre Processors
L’esperimento Progress Thru Processors si dirama in:
- Rosetta@Home
Il progetto tenta di approfondire la dimensione tridimensionale delle proteine nel contesto della ricerca per combattere AIDS, malaria, carcinomi e Alzhaimer; - Climateprediction.net
Si predispone un modello di sviluppo volto a prevedere lo sviluppo del clima nel corso del 21esimo secolo attraverso l’interpretazione dei cambiamenti climatici; - Africa@home
L’obiettivo è quello di fruire del calcolo distribuito per «determinare le strategie ottimali per il controllo della diffusione della malaria». I modelli attuali potrebbero essere analizzati nell’arco di 40 anni, un periodo di tempo troppo lungo per le finalità che la ricerca si propone. L’utilizzo del calcolo distribuito permetterebbe di ridurre radicalmente questo lasso di tempo, mettendo a disposizione dei ricercatori una forte arma in aggiunta alla potenza di calcolo disponibile sulle dotazioni hardware esistenti. Con un obiettivo preciso: passare da 40 anni a pochi mesi di elaborazione. Con conseguenze calcolabili in vite umane.
Meno chiaro è l’avviso che prelude all’iscrizione: «Se consenti l’accesso a Progress Thru Processors, l’applicazione potrà accedere alle informazioni presenti nel tuo profilo, alle foto, alle informazioni dei tuoi amici e ad altri contenuti di cui si rivelerà necessaria l’elaborazione». Il tutto viene approfondito in seguito, quando si spiega che i dati non verranno comunque utilizzati con finalità differenti dalla ricerca e che Intel non entrerà in ogni caso in contatto con tali informazioni.
Accettare la partecipazione implica l’installazione di un software sul desktop, dal quale il servizio prenderà in seguito forma secondo le tradizionali modalità del calcolo distribuito. Secondo quanto spiegato da Intel l’impatto sulle performance del computer saranno minimali, irrilevanti. Ma le risultanze complessive potrebbero essere invece di grande importanza.