Il caso del "servizio-farsa" di Studio Aperto sullo tsunami delle Isole Samoa

Il caso del

E poi dicono che di Internet e dei nuovi media in generale non ci si può fidare…

La riflessione sopra riportata viene spontanea leggendo certe notizie, come quella pubblicata dal blog di Webnews, che ha fatto il giro del Web nelle scorse ore e relativa alla questione del “servizio-farsa” andato in onda in un’edizione di Studio Aperto, il telegiornale di Italia 1 tornato di recente sotto la direzione di Mario Giordano.

La faccenda si riferisce ad un filmato (che trovate in fondo al post) andato in onda nei giorni scorsi e presentato dalla redazione del TG come un servizio che raccontava i disastri provocati dal recente tsunami avvenuto nelle isole di Samoa, dove purtroppo si sono contati circo 170 morti e parecchi dispersi.

Ebbene, pare che le immagini che nel servizio venivano “passate” come provenienti dalle isole del Pacifico vittime di questo evento fossero in realtà relative ad una tromba d’aria avvenuta nel 2007 all’Heineken Jammin Festival di Mestre, in provincia di Venezia.

Ora, lasciando da parte le valutazioni soggettive sulla qualità dell’informazione cosiddetta “tradizionale”, ovvero quell’informazione che contempla la carta stampata, la televisione e la radio ma che spesso relega quasi a fenomeno “modaiolo” e senza molta credibilità l’informazione sul Web, ci si chiede come possa, un TG a visibilità nazionale, prendere un “abbaglio” del genere… sempre che di “abbaglio” involontario si sia trattato.

Non è certo nostro obiettivo quello di criticare Studio Aperto o la stampa tradizionale in generale, anche perché ognuno giudica da sé e trae le proprie conclusioni sull’accuratezza di un telegiornale, giornale o altro strumento informativo che sia.

Pensiamo invece che sarebbe utile per molti ripensare un po’ il giudizio che viene troppo spesso sommariamente dato dei vari blog, testate online e quant’altro, additati da molti addetti ai lavori come fenomeni dilettantistici o poco più, luoghi in cui le informazioni vengono trattate con leggerezza e superficialità, strumenti in mano a persone non professioniste e senza una solida preparazione dietro (spesso si sente dire così) e via di questo passo.

Forse un po’ più di equilibrio nei giudizi e una maggiore apertura ai nuovi mezzi di informazione, anche alla luce di certi “svarioni”, sarebbero necessari per tutti quanti.

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