La storia è nata in un clima gogliardico, si è sviluppata in un contesto paradossale e finisce tra sfumature di ipocrisia ed opportunismo: alla fin fine infatti lo studente John Alex Halderman non dovrà affrontare alcun procedimento giudiziario e il caso muore in una bolla di sapone.
Nei giorni scorsi, infatti, SunnCom aveva ipotizzato di ricorrere in giudizio nei confronti di quello studente che, scoprendo che il semplice tasto “shift” era sufficiente ad inibire la sicurezza promessa dal software “MediaMax CD-3 software”, aveva fatto perdere alla società il 25% del proprio valore. L’accusa era quella di incoraggiare la pirateria, di andare contro il DMCA, di aver palesato giudizi denigratori nei confronti della SunnComm stessa.
Alcune major avevano subito messo le mani avanti con dichiarazioni ambigue secondo cui il trucco non era segreto ed era atto a lasciare maggiori libertà all’utente. Ora, dopo la furia iniziale, è SunnComm a mollare la presa. Per voce del proprio CEO Peter Jacobs, infatti, l’azienda dichiara di non voler rappresentare un “ostacolo alla ricerca” ed in funzione di tale principio rinuncerà alle proprie difese.
Per l’ennesima volta, comunque, viene posto l’accento sulla necessità di aggiornare lo scheletro della DMCA in ottemperanza alle novità che l’informatica ha introdotto negli anni. Il Senato americano avrebbe già preso in considerazione tale ipotesi ma si attende che siano gli eventi stessi a suggerire le mosse che la giurisprudenza dovrà intraprendere.