Il CNR al lavoro sulla caldaia termofotovoltaica

Il CNR al lavoro sulla caldaia termofotovoltaica

Con il termine cogenerazione si fa riferimento alla generazione simultanea di due forme di energia (ad esempio termica ed elettrica o meccanica). Questo tipo di sistemi sistemi richiedono, solitamente, l’uso di microturbine o motori a combustione interna e mai, finora, si era pensato all’impiego di cellule fotovoltaiche.

La svolta potrebbe arrivare dal CNR di Parma, che sta lavorando alla realizzazione di un prototipo di caldaia termofotovoltaica. L’idea è semplice: parte del calore generato da una caldaia (circa il 10-15%) viene disperso nell’ambiente, quindi si è pensato di recuperarlo e trasformarlo in energia elettrica tramite degli appositi pannelli fotovoltaici.

Il compito dell’IMEM (Istituto per i Materiali per l’Elettronica ed il Magnetismo) è proprio quello di adattare i comuni pannelli fotovoltaici (predisposti per catturare la radiazione solare, caratterizzata da una temperatura di 6.000° C) in celle idonee per temperature dell’ordine dei 1.000-1.200° C, raggiunte appunto dalle caldaie tradizionali.

Queste le parole di Claudio Ferrari, responsabile della ricerca:

Attualmente, una caldaia converte in calore fino a oltre il 95% dell’energia del combustibile, mentre i rendimenti elettrici dei generatori arrivano al massimo fino al 40% circa: il restante 60% è calore che spesso viene disperso nell’ambiente. In una caldaia termofotovoltaica si può produrre il 10% di energia elettrica e circa l’85% di energia termica utilizzando interamente l’energia del combustibile.

Se la ricerca darà i frutti attesi, potremo installare nelle nostre case delle caldaie innovative, che saranno in grado di funzionare a costo zero (in termini energetici), grazie all’elettricità prodotta recuperando il calore di scarto.

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