«La riforma digitale dello Stato ha la sua “magna charta”»: con questa introduzione il Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie comunica che il Codice dell’Amministrazione Digitale è stato promulgato tramite la Gazzetta Ufficiale e con questo atto il codice diventa in tutto e per tutto legge dello stato.
Così il ministro Stanca riassume le novità proposte dal Codice: «[…] abbiamo realizzato un quadro normativo coerente, omogeneo ed unitario all’applicazione delle nuove tecnologie digitali nella P.A. italiana, ponendo al centro il cittadino e consentendo tra l’altro l’avvio di un notevole recupero di efficienza, realizzando al tempo stesso notevoli risparmi e perseguendo un miglioramento della qualità dei servizi». Le intenzioni, dunque, sono quelle di portare in un balzo solo la pubblica amministrazione da settore arcaico a forza motrice, «da handicap a punto di forza per il nostro competere nell’economia mondiale».
I vantaggi che il Codice promette sono legati non solo alla diffusione di un pensare digitale utile a promuovere una evoluzione imprescindibile, ma sono figli soprattutto di un nuovo modo di procedere al di fuori dei vincoli del vecchio mondo cartaceo. L’aspetto più concreto del quadro che va delineandosi concerne il risparmio monetario che la nuova piattaforma digitale della P.A. si porterà appresso una volta a regime: 2640 milioni di euro risparmiati ogni anno (grazie a firma digitale, posta elettronica certificata, riduzione del carico burocratico, conversione degli archivi da cartaceo a digitale ed altri aspetti non meno importanti).
La coraggiosa (quanto indispensabile) rivoluzione fortemente voluta dal ministro Stanca ed approvata dal Consiglio dei Ministri nel Marzo 2005 arriva dunque alla prova dei fatti: alcuni mesi per preparare il campo al cambiamento, poi dal Gennaio 2006 il Codice diverrà regola quotidiana per chi ha a che fare con la Pubblica Amministrazione.
Aspetto importante del progetto è il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) con cui gli uffici della P.A. saranno interconnessi da una sorta di «autostrada del sole digitale»: la carenza di sufficienti infrastrutture è il principale collo di bottiglia che si intromette tra l’oggi cartaceo ed il domani digitale ed è la principale questione da risolvere al fine di garantire quell’«effettivo godimento» che auspica Stanca per il Codice.