Che fosse un Conclave nuovo sotto molti punti di vista era noto fin dall’inizio, quando Twitter e Facebook si sono imposti come i riferimenti ultimi su cui la stampa si è scagliata in cerca di notizie sui Cardinali pronti ad entrare al di là dell'”extra omnes“. Tuttavia una soglia sembrava non poter essere varcata dalla tecnologia: la Cappella Sistina era stata fin qui custode della tradizione, tenendo al di fuori tutto ciò che tentava di entrare laddove i voti dei cardinali sono pronti ad eleggere il nuovo Pontefice. Invece il Conclave sembra aver in parte aperto le porte alla tecnologia anche in un elemento che da tempo incuriosisce i fedeli in attesa della “fumata bianca”: la stufa, il comignolo ed il meccanismo che consente di annunciare al mondo la fine della Sede Vacante.
Tra le domande smarrite e le risate ironiche dei presenti, entrambe per colmare il vuoto che il silenzio del Conclave impone sulle procedure in atto, il Direttore della Sala Stampa del Vaticano Padre Federico Lombardi ha illustrato ai giornalisti alcuni curiosi dettagli relativi al meccanismo di combustione che ha al tempo stesso due scopi paralleli: la distruzione dei documenti di voto e la comunicazione all’esterno con una nota cromatica dell’avvenuta elezione o meno del nuovo Papa. La novità rispetto al passato è nel fatto che i due obiettivi sono stati funzionalmente separati, introducendo così nella Cappella Sistina una seconda stufa. Il che, all’interno di una procedura secolare estremamente solida nei suoi meccanismi, rappresenta in qualche modo una rottura non priva di un valore simbolico.
Secondo quanto spiegato da Padre Federico Lombardi durante la conferenza stampa che ha avuto seguito al termine della seconda fumata nera, la stufa storica continuerà ad avere il ruolo di distruggere i documenti di voto, mentre una nuova stufa avrà semplice ruolo comunicativo. La stufa aggiuntiva contiene infatti un apposito meccanismo elettronico che, innescando specifiche reazioni chimiche, determina la nota cromatica della fumata rendendo così più chiaro ed esplicito il messaggio che il comignolo dovrà dare al mondo.
La seconda stufa
La nuova stufa viene armata con appositi additivi tramite una struttura delle dimensioni di 25x15x7 centimetri: il contenitore possiede sette cariche fumogene, ognuna della durata di un minuto, in grado quindi così di alimentare una fumata di sette minuti in tutto. Il fumo colorato viene mischiato a quello della combustione dei fogli, coprendo così il fumo della combustione con quello destinato a comunicare ai fedeli le decisioni intraprese sotto gli affreschi di Michelangelo. Il comignolo (piccolo terminale di una tubazione di circa 30 metri) come noto funge da comunicatore ultimo del voto e come annunciatore primo dell’Habemus Papam, quindi gli streaming puntati da tutto il mondo sui tetti della Sistina possono così moltiplicarne il fumo come in un continuo “retweet” in presa diretta.
La nuova stufa viene pertanto armata di fumogeni in base a quel che è necessario comunicare: un mix di perclorato di potassio, antracene e zolfo in caso di fumata nera, oppure clorato di potassio, lattosio e pece greca (colofonia) in caso di fumata bianca.
Un annuncio mediato
In passato la stufa ha già dato non pochi problemi: fumate di colore non ben distinguibile, oppure uno scarso tiraggio che affumicava l’atmosfera della Cappella Sistina invece di portare all’esterno i residui della combustione, sono stati via via risolti con additivi e ventole utili a rendere più lineare la comunicazione all’esterno. Rimaneva sempre e comunque una comunicazione diretta, però: il fumo delle carte che bruciano (pur se in contemporanea ad altri elementi) usciva dal comignolo bruciando assieme agli additivi (catrame o paglia) scelti per esaltare il colore della scelta e rendere più chiara la fumata all’esterno.
Il nuovo fumo, pur se più chiaro, è meno “sincero” del passato: è un fumo che copre quello reale della scelta dei cardinali, è un effetto posticcio a fini comunicativi. Di fatto, è una mediazione: traduce la combustione delle schede in un messaggio più chiaro e lo porta all’esterno in attesa che il vento lo trasmetta ai fedeli. Questo entra nella Cappella Sistina in occasione del nuovo Conclave: un meccanismo che media la scelta dei Cardinali, si frappone tra la Santa Sede e la piazza e si incarica di farsi messaggero trasparente dell’esito del voto.
È assolutamente curioso, e in molti l’hanno notato anche in Rete, che l’ambiente digitale, quindi Internet, ci permette di vedere un comignolo da qualunque posto della Terra anche grazie al nostro cellulare. È un modo, dunque, per essere presenti a quell’evento e in una modalità che mai avevamo vissuto precedentemente. Prima, c’era chiaramente il televisore, ma questo richiedeva anche una certa stabilità, il fatto di sintonizzarsi direttamente. Oggi, invece, siamo addirittura avvisati se qualcosa avviene. Questo conferma il fatto che la Rete dà forma a desideri antichi, cioè replica forme di condivisione che l’uomo ha sempre vissuto. Marshall McLuhan nel 1973, quindi già molto tempo fa, parlando del Magistero della Chiesa nell’era elettronica, ravvisava che le condizioni che accompagnano il suo esercizio nel XX secolo hanno un’analogia molto forte con il primo decennio della Chiesa. L’immediatezza della relazione tra cristiani, che si viveva allora, oggi in qualche modo è vissuta in un mondo in cui le informazioni si muovono alla velocità della luce. La popolazione del mondo, quindi, e tutti i cristiani del mondo ora coesistono in uno spazio estremamente piccolo e in un tempo istantaneo
Padre Antonio Spadaro, Radio Vaticana
Un mediatore: uno schermo, in qualche modo, tra chi scrive e chi legge. Un messaggio mediato non necessariamente è differente, ma ogni qualvolta un medium si frappone nel flusso comunicativo, automaticamente aggiunge qualcosa di proprio al messaggio. Ovviamente in questo caso specifico la “deviazione” è minima: l’unica conseguenza reale è un colore più o meno scuro o più o meno chiaro, nulla più. Il messaggio che fuoriesce dal comignolo è però per la prima volta frutto di una intermediazione e la cosa, durante un evento che si nutre di fortissima simbologia, non può che rivendicare un suo peculiare significato.
Il comignolo ipermediato
Il Conclave 2013 potrebbe quindi passare alla storia anche per il suo comignolo ipermediato, il cui messaggio nasce da una doppia stufa per finire su milioni di schermi di ogni tipologia, forma e connessione. Quella che una volta era una sbuffata di fumo prodotto da carta che brucia, oggi è un mix chimico che diventa notifica, rendendo tutto estremamente più complesso e pervasivo.
La fumata è meno “sincera”? Ragionando per assurdo, ed ipotizzando un improbabile errore da parte di chi dovrà azionare il telecomando che colora la fumata, si potrebbe pensare di sì. In realtà il tutto è soltanto ipermediato, a valle come a monte del comignolo più famoso del mondo. Il concetto di “sincerità” meriterebbe nell’ambito dell’ipermediazione una riflessione ben più approfondita ed improntata sul concetto di “immediatezza”. Una cosa è però certa: il medium è entrato nella Cappella Sistina, ne è stato accettato il principio ed ha assunto un suo ruolo strutturato nel solco della tradizione (e per “medium” si sta sì facendo riferimento ad una semplice stufa collegata ad un comignolo, ma anche ad un concetto ben più ampio e fatto di url, tweet e “mi piace”).
Il che, quindi, potrebbe avere significati profondi al di là del colore della fumata che dovrà volta per volta trasmettere.