Sul Corriere della Sera Online, è uscita una notizia molto interessante che mi hanno prontamente segnalato. Più che interessante, la definirei quantomeno anomala se non di più. Il Corriere ha condotto una breve inchiesta per approfondire le origini di Ariadsl, il provider che ha stravinto le licenze nazionali per l’uso del Wi-Max.
Alcune cose ci erano già note, come la presenza fondamentale di David Gilo, imprenditore israeliano di grande successo. La storia che conoscevamo era molto semplice e quasi da fiaba. Gilo in vacanza a Todi, si fa portare l’ADSL dall’allora piccolo provider locale Ariadsl.
Intuendo la passione e le potenzialità di questo piccolo gruppo, decide di entrare nel pacchetto azionario e di rilevare parte dell’azienda per farla concorrere con i grandi provider per la corsa al WiMax. Il resto è storia nota. Il Corriere però è riuscito a scoprire qualcosa di più e cosa potrebbe in futuro far cambiare anche i piani di Ariadsl….
Riporto una parte dell’inchiesta.
È David Gilo, 51 anni, israeliano con cittadinanza Usa, uno che nel ’99 vendette la propria azienda (Dsp Communications) a Intel per 1,6 miliardi di euro e che poi creò la Gilo Ventures per investire in aziende. Gilo per la connessione nella sua casa di Todi si rivolge alla Ariadsl, poi se la compra, la trasforma in spa, trova altri soci di minoranza (tra cui il fondo russo Ikon e Goldman Sachs) e la manda alla conquista del WiMax.
«Avremo 1.200 dipendenti dagli attuali 30», afferma a caldo. Adesso ci siamo quasi. Solo che nel frattempo sono emersi alcuni particolari degli accordi con uno degli altri soci, ritenuto fin dall’inizio di minoranza e puramente finanziario: Goldman Sachs. O meglio, due fondi del gruppo: Elq Investors e Goldman Sachs Investment Partners Holdings Offshore. Gli accordi contrattuali riguardano la holding olandese che controlla al 100% la Ariadsl di Todi.
Che cosa dicono questi patti parasociali sottoscritti in Olanda? Che Goldman Sachs ha prerogative di governance tali da possedere il controllo esclusivo diretto della holding e quindi indiretto della società vincitrice della gara. E Gilo, dunque? Le sue azioni «pesano» meno di quelle di Goldman.
Per sostenere lo sviluppo è stato infatti necessario ricapitalizzare la capofila olandese e Goldman ha sottoscritto il 40% delle azioni di classe C, una percentuale che nei complessi meccanismi di governance è sufficiente a bloccare decisioni strategiche fondamentali come business plan, nomina dell’amministratore delegato e approvazione del bilancio. Abbastanza per rimanere con il dubbio: il vero vincitore del WiMax italiano è stato mister Gilo o Goldman Sachs?