Il Decreto Romani è stato rivisto, nessuna censura per blog e siti di videosharing

Il Decreto Romani è stato rivisto, nessuna censura per blog e siti di videosharing

Il Decreto Romani continua il suo percorso tra mille polemiche che giungono da più parti e alcune smentite, perlopiù provenienti dalla maggioranza di governo, che tentano di smorzare i toni assicurando che non c’è alcun pericolo per la liberta d’espressione sul Web.

Le ultime novità riguardano alcune modifiche apportate al Decreto dal senatore del PDL Alessio Butti e già approvate dalla Commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato e dalla Commissione Trasporti e Cultura della Camera.

Nove pagine di aggiunte, modifiche e precisazioni che dovrebbero servire a frenare le polemiche attorno al provvedimento “limando” alcuni dei punti più controversi, gli stessi punti che avevano visto le critiche di Calabrò, il presidente di AGCOM, l’organismo che dovrebbe sovrintendere, secondo il decreto, al controllo dei contenuti video pubblicati sul Web.

Per Butti non c’è quindi alcun tentativo di equiparare il Web ad altri media, sottoponendolo, come molti osservavano, alla rigide regole che disciplinano il funzionamento della televisione, né si può parlare di censura:

Non c’è alcuna censura, nessun controllo preventivo. La libertà della Rete rimarrà integra. Blog, giornali online, motori di ricerca restano liberi e la responsabilità editoriale non ricade sui provider che ospitano contenuti altrui.

A quanto pare restano fuori dalla definizione di “servizio media audiovisivo” la maggior parte dei siti, mentre nessuna responsabilità sui contenuti sembra ricadere sui provider che forniscono le strutture su cui vengono caricati video di terzi, lasciando così immutato il ruolo di chi gestisce siti come YouTube.

A cambiare e a rientrare nella casistica prevista dal decreto sono invece i servizi di video on-demand che offrono liste di contenuti per scopi commerciali, per i gestori di tali siti vale l’obbligo di sottostare ai controlli, che restano di competenza dell’AGCOM, e di ritenersi responsabili per quanto caricato sui propri siti.

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