La RAI, in occasione dei prossimi Europei di calcio, sperimenterà la trasmissione televisiva digitale terrestre in alta definizione e con formato 16:9.
La decisione ha scatenato non poche polemiche, visto che in primo luogo, tale sperimentazione coinvolgerà solo zone limitate del territorio nazionale, in particolare quelle coperte dal MUX B della RAI (le provincie di Roma e Milano, la città di Torino e le regioni Valle d’Aosta e Sardegna).
Inoltre per la ricezione del segnale è necessario dotarsi di un nuovo decoder, in grado di supportare l’alta definizione, circostanza questa difficilmente comprensibile da chi ha acquistato da poco un televisore HD Ready o Full HD dotato di ricevitore digitale terrestre.
Infine questi nuovi decoder, al momento del comunicato stampa RAI, non risultavano ancora in commercio, tanto che l’azienda si auspicava che i produttori fossero in grado di commercializzarli nel breve termine.
La risposta non si è fatta attendere, Telesystem ha per esempio messo da poco sul mercato alcuni modelli di ricevitori del segnale televisivo digitale terrestre pronti per l’alta definizione come il TS7700, il TS6500 e il TS6510. Tutti dispongono di un’uscita HDMI, di un’uscita audio digitale ottica e supportano una risoluzione massima di 1080i.
Comunque non è facile prevedere come i consumatori valuteranno questa nuova offerta, e soprattutto se saranno disposti ad acquistare un decoder ad alta definizione, dal costo non certo contenuto, e che potrebbe tra qualche mese diventare obsoleto, qualora la sperimentazione non desse i risultati sperati e si fosse costretti a rimediare modificando qualche parametro tecnologico.
Il problema è ormai annoso e avrebbe una soluzione molto semplice: quella di rilasciare sul mercato gli apparati solo una volta che si siano costruite e testate con esito positivo le infrastrutture e le tecnologie che gli stessi utilizzano per funzionare, evitando che i consumatori debbano in qualche modo finanziare anche le fasi di testing.