Il DIVX (DIgital Video Xpress) argomento di questo articolo, non è il famoso sistema di compressione video sviluppato dalla DivX Inc. e usato da milioni di persone, ma un tentativo della Circuit City e dello studio Ziffren, Brittenham, Branca e Fischer di creare un’alternativa valida al noleggio video classico negli USA.
L’idea principale era quella di vendere dei dischi (simili ai DVD), al prezzo di circa 4$, che integravano un nuovo tipo di protezione capace di rendere illeggibile il disco passate 48 ore dalla prima visione. Oltre le ore iniziali per rivedere il film si pagava una sovrattassa di circa 3,25$.
Purtroppo l’idea non ebbe successo soprattutto perché richiedeva che i lettori DVD fossero predisposti al DIVX, ma pochissime case produttrici e circuiti di distribuzione aderirono al progetto.
Il sistema di noleggi DIVX nacque nel 1998 e fu abbandonato nel Giugno del 1999, a causa dei grossi costi per l’introduzione del nuovo formato e i pochi acquirenti. Due anni dopo si consumò la débâcle: il progetto venne completamente chiuso e fu istituito un fondo per il rimborso di tutti gli acquirenti dei lettori DIVX (100$ per ogni lettore acquistato prima del 16 Giugno ’99) e tutti i dischi rimasti invenduti vennero distrutti.
Ma in cosa consisteva il circuito DIVX? Innanzitutto l’idea di fondo: lo slogan era “No returns, no late fees”, ovvero “Non si restituisce, nessun rincaro per il ritardo”. Infatti dopo aver acquistato questo disco non c’era bisogno di riportarlo dal rivenditore e si poteva tenere in casa per quanto tempo si voleva. Per rivederlo bastava pagare il costo addizionale. Coloro che volevano vedere un particolare disco un numero illimitato di volte, potevano convertirlo in un DIVX argento, pagando un supplemento e senza alcuna modifica fisica al disco. Esistevano anche i DIVX oro, dischi che potevano essere visti un numero illimitato di volte e su qualsiasi lettore DIVX, ma nessun titolo fu mai rilasciato in questo formato.
Dopo aver comprato un lettore apposito per leggere questo formato, si procedeva al noleggio del disco. Il player andava collegato ad una presa telefonica, si connetteva al server centrale DIVX dove registrava quando veniva visto un disco. Si doveva inoltre registrare una carta di credito dove sarebbero stati addebitati i costi aggiuntivi di visione
Inizialmente diversi produttori crearono lettori DIVX, visti gli studi di settore che prevedevano un boom di vendite. Tra questi ci sono la Zenith Electronics, la Matsushita Electric (divisione della Panasonic) e la RCA (sotto il controllo di Sony e Thomson). Tecnicamente i lettori DIVX sono simili ai normali lettori DVD da tavolo, ma implementano una tecnologia DRM denominata Triple DES.
Dreamworks, 20th Century Fox, e Paramount Pictures, inizialmente adottarono questo standard, allettati principalmente dalle potenzialità di protezione offerte dal Triple DES. Ma altri grandi studios come Warner, Sony, New Line e molti più piccoli si rifiutarono di rilasciare i propri film in questo formato.
Probabilmente la causa più grande del fallimento di questa tecnologia è stato però il tam tam negativo che girava in rete. Molti appassionati di Home Theatre avevano infatti paura che la diffusione di questa tecnologia avrebbe portato all’abbandono del formato DVD delle case cinematografiche, e quindi l’assenza di contenuti extra e il formato originale del video.
Il formato DIVX fu addirittura riportato nel 2006 in un elenco dei 25 peggiori prodotti tecnologici di tutti i tempi, con una menzione di disonore su di una famosa testata di tecnologia americana.