Bloccati per violazione dei termini d’uso. Una pioggia di segnalazioni per contenuti pericoli che il social network è costretto a valutare. Prima il “Fatto Quotidiano” poi “Il Giornale” sono stati bloccati su Facebook: è una tattica del popolo della Rete.
L’interpretazione del blocco avvenuto al quotidiano diretto da Sallusti è stata l’indignazione sollevata per il commento di Vittorio Feltri ai fatti di Oslo. Il sito, forse per la prima volta, aveva ospitato molti messaggi critici da parte dei propri lettori nello spazio dei commenti all’articolo, ma gli internauti sono passati alla tattica del blocco segnalando i contenuti postati sulla pagina ufficiale Facebook.
Risultato? Dopo alcune ore nessun contenuto era più visibile. Al suo posto, la popolare finestra del social network che avvisa che sono presenti dei contenuti bloccati “già stati contrassegnati come offensivi o spam“.
Una “valanga di click”, come l’ha definita la stessa redazione milanese, che si lamenta per quello che viene ritenuto un vero e proprio bavaglio 2.0. Senza prendersela con Facebook, perché il social network segue una sua logica.
La redazione ha invitato i lettori a tentare di linkare i contenuti per poi segnalare a Facebook il problema. La stessa soluzione trovata dal Fatto Quotidiano, a cui è capitata la medesima sventura, risolta dopo alcune ore.
Facebook ha più volte spiegato come con i loro tecnici sia possibile risolvere questi problemi in un tempo ragionevole, tuttavia lo scenario peggiore è possibile: un attacco coordinato e ripetuto della blogosfera alle pagine sui social network impedirebbe di fatto la condivisione dei contenuti, insomma uno strumento aperto, diffuso, di conoscenza alla mercé delle tribù contrapposte della Rete.
Uno degli argomenti, quello del sistema troppo “automatico”, emersi in quella famosa puntata di Report che fece tanto arrabbiare.