Nulla è indiscutibile nella Rete, fugurarsi la metrica delle visite ai siti. Così la presa di posizione del «Fatto Quotidiano» contro i dati di Audiweb non deve stupire, ma segna senza dubbio un passaggio rilevante di una contromossa delle testate news che non ci stanno più a passare per siti in declino.
Tutto nasce, infatti, dai dati diffusi dal «Sole24Ore» su base Audiweb – la più quotata società di analisi statistiche del web italiano, compartecipata da editori e pubblicità – secondo i quali non c’è praticamente giornale italiano che non abbia registrato un pesante arretramento del traffico. Dati che probabilmente hanno una loro coerenza, riguardando molte testate, ma che la combattiva testata di Padellaro e Travaglio contesta frontalmente.
In un articolo a firma Erminia Guastella, vengono confrontati i dati Audiweb con quelli di Google Analytics, Nielsen NetView e Site Census. Un classico di questo genere: è noto infatti che il sistema di rilevamento di Google impedisce di separare il flusso dei visitatori unici da quelli dei browser e non riesce a considerare gli elementi socio-demografici e le tendenze. Per questa ragione, i dati sono spesso più alti e incoraggianti: il traffico dei sistemi analitici interni può servire ai webmaster, ma non misura il consumo confrontandolo con il bacino di utenza e la concorrenza.
Tuttavia, la critica punta anche al trend, che davvero nel caso di Audiweb va in direzione totalmente opposta. Secondo Audiweb, la media giornaliera degli utenti unici del fattoquotidiano.it è a -13,2% rispetto allo scorso anno (periodo gennaio-luglio 2011/2012 – 296.457 VS 275.108). Mentre secondo Google Analytics è cresciuta del 27,39%. Come spiegare una diversità del genere?
Audiweb ci ha fornito le variazioni di crescita rilasciate dai suoi consulenti scientifici, elaborazioni effettuate a “perimetro di ricerca costante” secondo cui la media giornaliera degli utenti unici di luglio 2012 su luglio 2011 ha una flessione più contenuta: – 4%,6% (251.000 VS 263.00). Guardando invece i dati mensili la percentuale di crescita è sempre positiva. […] Possono queste diversità essere spiegate soltanto dalle diverse tecniche di rilevazione o dal diverso modo di calcolare le percentuali di crescita? Il problema non è di poco conto, perché l’Audiweb è l’organismo ufficiale di rilevamento dell’audience di internet in Italia ed è stato preferito dagli investitori a Google Analytics o ad altri sistemi di statistica.
Numeri e pubblicità
Senza entrare in impossibili tecnicismi statistici – che peraltro nessuno è ancora riuscito a risolvere, tanto che la metrica web assomiglia di più a un confronto tra teorie non comprovate (come nella fisica contemporanea) più che a una scienza – la questione è molto più prosaica: dai rilevamenti, e dalla loro credibilità, dipende l’andamento del mercato web tramite raccolta pubblicitaria. Fonte principale di sostentamento di queste realtà editoriali.
Il mercato pubblicitario online italiano è già fortemente caratterizzato, checché se ne dica, da una fortissima ingerenza della televisione e da una scarsa cultura degli inserzionisti sulle potenzialità del settore (rimandiamo agli incontri dello IAB forum per approfondire l’argomento). Se ora il rilevamento ufficiale fosse messo in discussione, possiamo immaginare quale fibrillazione potrebbe causare.
Tuttavia, anche comprensibilmente, molte testate, per esempio anche Linkiesta la scorsa primavera, stanno protestando per dati che ritengono incoerenti rispetto ad altri rilevamenti oggettivi, come iscrizioni, abbonamenti, visitatori. E pubblicare dati così negativi senza esserne certi può causare un oggettivo danno economico. Come uscirne?
Il Fatto suggerisce di considerare meglio panel di dati come quelli provenienti dai posti di lavoro: tutti sanno che i siti di informazione devono molto del loro successo alle visite durante la giornata, ma i computer aziendali, per ovvie ragioni, non sono monitorati con i software di rilevamento. Anche sul traffico mobile c’è molto da fare, e pare che audiweb elaborerà un unico dato su tutti consumi digitali degli italiani da ogni device a partire dal 2013.
Insomma, la tensione tra testate online e Audiweb è legata ai timori della perdita di raccolta pubblicitaria, ma ci sono anche ragioni statistiche che a questo stadio rappresentano argomentazioni del tutto concrete.