Il futuro dei browser

Il W3C mette intorno ad un tavolo rappresentanti di grandi aziende dell'IT. Argomento: come saranno le applicazioni web del futuro? E che futuro hanno gli standard?
Il futuro dei browser
Il W3C mette intorno ad un tavolo rappresentanti di grandi aziende dell'IT. Argomento: come saranno le applicazioni web del futuro? E che futuro hanno gli standard?

Come saranno le applicazioni web di domani? Su quali linguaggi si baseranno?
Il browser come oggi lo conosciamo è destinato a trasformarsi irreversibilmente?
Ci aspetta un futuro di standardizzazione o di tecnologie proprietarie concorrenti?
Di questo e altro si è discusso a San Jose, California, in un workshop
organizzato dal W3C. Invitati e presenti rappresentanti di tutti i grandi player
del settore ICT: Microsoft, IBM, Sun, Mozilla, Opera, Adobe, Nokia, Sony-Ericcson,
giusto per fare i nomi dei protagonisti più noti.

La discussione ha preso le mosse dalle prese di posizione contenute nei documenti
preparatori che i partecipanti hanno inviato agli organizzatori. Si tratta di
una lettura molto istruttiva. Sostanzialmente tre le posizioni rilevanti che emergono.

La prima è quella di Microsoft. Molto laconica, è contenuta
in un paper
di appena tre righe. A Redmond il futuro del browser e delle applicazioni web
coincide con le tecnologie legate a Longhorn, in particolare il motore
grafico denominato Avalon e il linguaggio per la costruzione di interfacce
noto come XAML. Per il resto, integrazione spinta con il sistema operativo
e sfruttamento massiccio delle tecnologie .Net. Di adesione o miglior supporto
agli standard W3C nemmeno l’ombra. Da quel punto di vista Internet Explorer sembrerebbe
essere giunto al capolinea.

È importante questo fattore? Fondamentale. Basta dare un’occhiata alle
statistiche di utilizzo dei browser: Explorer domina con quote superiori al 90%.
Se si considera che con l’avvento di Longhorn non saranno più distribuite
versioni stand-alone, il futuro prossimo potrebbe essere così disegnato:
una maggioranza di utenti ‘bloccati’ su Explorer 6 e un’altra fetta (quelli che
passeranno al nuovo sistema operativo) che utilizzano il suo successore. In pratica,
la maggior parte delle specifiche che il W3C è andato sfornando negli ultimi
anni, non avrà il supporto del prodotto di gran lunga più usato.
Che futuro hanno tecnologie e linguaggi come SVG, XForms, CSS3 in questo contesto?
Il Web che vedremo sarà ancora fatto sostanzialmente di HTML/Javascript/CSS
più qualche plug-in supportato da Microsoft?

Stando ai resoconti del workshop, la risposta di molti è stata: no.
Significa puntare decisamente sulle potenzialità dei nuovi standard. È
realistica come posizione? Non la pensano così, per esempio, Mozilla
e Opera. I produttori dei due principali browser alternativi ad Explorer,
si sono presentati a San Jose con un documento comune.

La sintesi si può esprimere con le parole scritte sul suo weblog
da Ian Hickson, impiegato in Opera con ruoli di primissimo piano: la
retrocompatibilità è fondamentale, critica
. E retrocompatibilità
significa che tutto ciò che di nuovo verrà implementato dovrà
funzionare su Explorer 6, ma non per mezzo di plug-in binari. Piuttosto, si deve
pensare a meccanismi di scripting che sfruttano le proprietà del programma
di Microsoft, come i poco noti behavior .htc. Il caso più noto,
ad oggi, è quello di IE7.
Si tratta di una libreria sviluppata da Dean Edwards che consente l’implementazione
su Explorer di molte parti di CSS2 e altre caratteristiche non supportate da quel
browser.

La proposta di Mozilla e Opera è pertanto quella di un’estensione dei
linguaggi attuali, di un loro potenziamento in grado di aggiungere nuove funzionalità
all’interfaccia e all’esperienza di navigazione, senza dover necessariamente reinventare
la ruota. Come si vede, una posizione di realismo, che prende atto dei numeri.
E che si concretizza in proposte di specifica come Web
Forms 2
, una rivisitazione dei classici moduli HTML che è però
compatibile all’indietro, a differenza della proposta ufficiale del W3C, XForms,
che invece non è attualmente supportata da nessun browser (se mai lo sarà).
Questo è il punto chiave: chi e come convincerà uno sviluppatore
a lavorare su una tecnologia che non ha praticamente mercato? In questo contesto,
la proposta di Opera e Mozilla non è di retroguardia, ma ricca di prospettive
per utenti e sviluppatori. Vedremo cosa ne pensano al W3C. Una cosa è chiara,
però: in un panorama di frammentazione, di protagonisti che corrono ciascuno
per sé, di discussioni infinite e vuote, vince quasi sempre chi sa imporre
la propria forza. E il più forte, inutile negarlo, sta ancora a Redmond.

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