Grazie alla segnalazione dell’impeccabile Duncan Riley, mi è capitato sottomano il sito chess.com, un social network dedicato al mondo degli scacchi.
Sembra un servizio completo dove un membro della community può trovare tutto quello di cui necessita per soddisfare la sua passione per il gioco:
- una sezione per giocare contro il pc (con un disclaimer che annuncia il prossimo passo: giocare con membri della community)
- una sezione dedicata al learning
- lo shop e il forum in vecchio stile
- news ed eventi
- blog per il proprio utente
- video e directory di risorse
- incontri e confronti con gli altri membri della community
Il servizio offre notevoli spunti tecnici, strutturali e sociali.
Finisco di leggere il post di Riley, e vado al volo ad indagare sulla struttura del sito. Effettivamente non è esteticamente attraente ma è un aspetto che non disturba in quanto il target è un po’ di nicchia.
Mi vengono in mente allora Huizinga e le teorie esposte nell’Homo Ludens, sulla dualità-unità di cultura e gioco e la trasposizione verso un mondo come il social network.
In questo mondo la percepibilità e l’oggettività del gioco sono il paradigma di base della struttura stessa del servizio, il suo valore e significato sono dati dalla community che riconosce nell’interazione un’attività ludica, mentre la dialettica culturale viene sostenuta dalla possibilità di confronto e scambio propria di un servizio 2.0, dando forma ad un momento di stabilizzazione della civiltà del network.
Forse proprio la chiave ludica e culturale può essere vincente per servizi di questo tipo.