Il governo di Pechino vieta le criptovalute in Cina: sono illegali

Forte presa di posizione della Cina, che ha deciso di vietare tutte le transazioni relative alle criptovalute, ritenute illegali. Crollo in borsa di Bitcoin.
Il governo di Pechino vieta le criptovalute in Cina: sono illegali
Forte presa di posizione della Cina, che ha deciso di vietare tutte le transazioni relative alle criptovalute, ritenute illegali. Crollo in borsa di Bitcoin.

La Cina ha dichiarato oggi illegali tutte le attività finanziarie correlate alle criptovalute, inclusi Bitcoin e tether. La decisione, che in realtà era già stata presa lo scorso maggio, come vi avevamo riportato in una precedente notizia, ha avuto apposto il sigillo definitivo dalla People’s Bank od China (PBOC), ovverosia il massimo organo bancario della Repubblica Popolare Cinese. Nel comunicato rilasciato dalla Banca centrale si legge che “tutte le transazioni relative alle criptovalute sono da ritenersi attività finanziarie illegali“. Questo vale anche per “i servizi forniti da società offshore ai residenti nazionali”.

La Cina banna definitivamente le criptovalute

Quello di oggi è un forte segnale da parte della Cina nei confronti della valuta virtuale, probabilmente quello che mette la parola fine a una politica di repressione messa in atto da tempo da Pechino contro le valute digitali. Secondo quanto riportato nel comunicato diramato dall’Istituto bancario cinese, PBOC ritiene che è compito urgente per la Cina quello di “sradicare il mining di criptovalute” e che la repressione “è importante per raggiungere questi obiettivi, così da fermare in modo risoluto la speculazione legata alle valute virtuali, le attività finanziarie correlate e il comportamento scorretto“.

La People’s Bank od China sostiene, con il supporto del governo di Pechino, di voler salvaguardare le proprietà delle persone e mantenere l’ordine economico, finanziario e sociale del Paese.

Le valute virtuali “non sono supportate dal valore reale”, quindi per Pechino i loro prezzi sono facilmente manipolabili, e i contratti di trading non sono protetti dalla legge cinese. La National Internet Finance Association of China, la China Banking Association e la Payment and Clearing Association of China, ovverosia le tre autorità di Pechino responsabili della vigilanza sulle banche e sull’industria dei pagamenti, vigileranno ancora di più su istituti di credito e società di pagamento, per impedire loro di facilitare il commercio di criptovalute.

La decisione della Banca centrale cinese, supportata dal governo presieduto da Xi Jinping, ha ovviamente avuto ripercussioni importanti sulla Borsa, mettendo sotto pressione tutti i titoli legati alle criptovalute e alla blockchain, e colpendone il valore. A Wall Street il Bitcoin è sceso per esempio di oltre il 6%, chiudendo al 4% a 41.800 dollari. Crolla Ether, la cui valutazione è precipitata a -9% e 2.800 dollari circa. Male, infine, anche le crypto stocks scambiate a Wall Street, come Coinbase, Robinhood e Square.

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