Sembra proprio
che i funzionari del Governo degli Stati Uniti si siano stancati dei sistemi
Microsoft, giudicati vulnerabili e poco affidabili. «Tutti noi ci auguriamo
che Microsoft svolga un lavoro migliore sulla sicurezza», ha detto
David B. Nelson, responsabile della sicurezza computer della Nasa. «La maggior
parte dei prodotti commerciali vengono realizzati per clienti business e consumer
– continua Nelson – e il crescente numero di gadgets presenti all’interno
dei prodotti Microsoft rappresenta un vero mal di testa per gli acquirenti
federali di computer». Secondo Nelson dunque ciascuno di questi gadgets rappresenterebbe un elemento di vulnerabilità.
Sulla vicenda sono intervenuti prontamente anche i tradizionali avversari del colosso di Redmond. Infatti in una lettera inviata a Mitchell Daniels Direttore dell’ Office of Management and Budget
(OMB), gli attivisti pro-consumatori Ralph Nader e James Love del Consumer
Project on Technology (CPT) chiedono all’ufficio governativo di dichiarare
esattamente quanti soldi spende il governo per le tecnologie Microsoft. L’OMB
è l’ufficio della Casa Bianca, responsabile della preparazione del bilancio
federale e della redazioni dei piani di investimento. Dal canto suo il CPT,
fondato da Nader nel 1995, è stato sempre molto critico nei confronti dell’accordo
tra Microsoft e il Dipartimento di Giustizia nel caso antitrust. Comunque
l’attuale amministrazione degli Stati Uniti, finora preziosa alleata di Bill
Gates, non ha risposto ufficialmente alle richieste del CPT, presumibilmente
nel tentativo di prendere tempo.
Tra le varie richieste avanzate nella lettera, Nader e Love suggeriscono al Governo di porre dei limiti al numero di prodotti Microsoft
che acquista, cercando piuttosto di dividere gli stanziamenti federali tra
Microsoft, Apple, IBM e le altre compagnie. Tra l’altro molte delle modifiche
richieste, come quella di rendere i propri prodotti compatibili con i sistemi
operativi concorrenti, rispecchiano quelle suggerite dai nove stati che ancora
sono in causa con Microsoft, che di rimando, tramite il proprio portavoce
Ginny Terzano,
rintuzza Nader, ed afferma che nessuna industria del software offre una tecnologia
migliore a prezzi così abbordabili per i consumatori.
Ma se negli Stati Uniti solo adesso la Pubblica Amministrazione
comincia a diffidare dei sistemi operativi Microsoft, nella vecchia Europa
alcuni Stati membri si sono già disimpegnati da questo legame. È infatti
recente la notizia che il Governo tedesco,
nella persona del ministro dell’Interno Otto Schily, ha stipulato un’intesa
con IBM e SuSe che porterà nelle infrastrutture della Pubblica Amministrazione
sistemi open source. In Germania il movimento open source è tradizionalmente
molto forte. Del resto SuSe,
una delle principali distribuzioni Linux sul mercato, è tedesca, e molte
aziende tedesche, come ad esempio la Volkswagen, usano da anni sistemi basati
su Linux.
Ma anche da noi, in Parlamento, è in discussione un progetto di legge,
patrocinato soprattutto dai Verdi, sull’esperienza del Consiglio comunale
di Firenze che da tempo ha avviato un progetto di sperimentazione del free
software, che ha come oggetto il tentativo di affrancare l’amministrazione
pubblica italiana dal monopolio del software Microsoft. Ma oltre il Comune
di Firenze altre realtà locali,
come il Consiglio comunale di Lodi e il Consiglio Provinciale di Pescara,
hanno già adottato o deciso di adottare sistemi operativi open source