Oggi è il grande giorno dell’IPv6. A partire da oggi grandi gruppi in tutto il mondo passano i propri servizi sul nuovo protocollo di Rete con il quale ci si mette alle spalle l’IPv4 e si inizia a ragionare secondo nuove logiche. A partire da oggi nomi quali Google, Facebook, Microsoft ed altri ancora spostano sul nuovo protocollo i propri servizi, aprendo ufficialmente all’IPv6 per dare un inizio ufficiale e simbolico a quella che sarà per la Rete una vera e propria nuova era.
I vecchi indirizzi IP del tipo 72.54.123.12
vanno in soffitta in modo graduale, sostituiti da nuove stringhe del tipo 2a03:2880:10:1f02:face:b00c:0:25
(che, tra l’altro, è l’indirizzo IPv6 di Facebook: notate il testo in grassetto). Formalmente si tratta di 8 gruppi di 4 cifre esadecimali per un totale di 32 “cifre”, ma il cambio non è certamente soltanto formale.
D’ora in poi il numero degli indirizzi accessibili sarà pari a 2 alla 128esima potenza, un quantitativo incredibilmente ampio rispetto alla dotazione attuale. Così facendo non solo si ottempera alla drammatica necessità di nuovi spazi (gli indirizzi IPv4 erano ormai andati esauriti), ma si consente alla cosiddetta “rete delle cose” di poter trovare piena espressione. In un futuro ipotetico nel quale tutti gli oggetti (intelligenti o meno) saranno connessi alla Rete, ognuno di essi avrà bisogno di un indirizzo univoco che ne abiliti l’identificazione e le comunicazioni: in assenza di IPv6 tutto ciò non sarebbe possibile, ponendo un impossibile limite all’evoluzione mobile, alla domotica e ad una moltitudine di altre applicazioni.
Vinton Cerf ha più volte sottolineato come il tema dello spazio non fosse mai stato minimamente preso in considerazione nell’epoca in cui il Web prese forma: nel 1981 nessuno immaginava che il Web sarebbe diventato quel che è oggi ed è in conseguenza di quanto non si immaginò allora che oggi è necessario effettuare tale transizione. La quantità di indirizzi consentita al nuovo protocollo è “potenzialmente infinita”, ma tale considerazione andrà probabilmente riesaminata più avanti nel tempo, quando il protocollo che va oggi in adozione sarà stato messo alla prova della storia e dell’innovazione.
Le implicazioni tecniche derivanti sono molte e l’urto del passaggio è edulcorato dai lunghi tempi di manovra, dalle retrocompatibilità, dall’affiancamento progressivo dei due protocolli e dalla forte pressione al cambiamento che si sta operando da più parti per fare in modo che lo switch-off dall’IPv4 possa essere quanto più solerte ed efficace.
Ognuno può mettere alla prova la propria connessione tramite un servizio quale Test IPv6, ottenendo così piena consapevolezza circa la compatibilità dei propri strumenti e della propria connessione a quella che sarà la Rete del futuro. Del resto non si torna più indietro, lo dice anche il claim dell’IPv6 Day: “Il futuro è per sempre”. A partire da oggi, 06/06/2012, il giorno dell’IPv6.