Una società olandese ha presentato querela contro Facebook per conto di un informatico defunto che avrebbe immaginato nientemeno che il famoso pulsante “mi piace” e l’idea della Timeline ben prima che Mark Zuckerberg cominciasse a scrivere il codice nella sua stanza ad Harvard. Quello che sembrerebbe a prima vista uno dei molti tentativi di strappare denaro a Facebook è però una storia più complicata: ci sono i brevetti e i legali dicono di poter dimostrare che il social network li conosceva.
La vicenda parte dalla fine degli anni Novanta, quando Joannes Everardus Jozef Van Der Meer, morto nel giugno del 2004, pioniere di un web libero e dello sviluppo di tecnologie per il suo utilizzo più semplice, comincia a lavorare su un concetto, quello di un diario personale sul web basato sulle relazioni tra utenti. Per sviluppare le sue idee, fondò una sua società, poi tra il 2001 e il 2002 depositò due brevetti (US Patent. 6.415.316 e US Patent. 6.289.362) per commercializzare le sue idee. Nello stesso periodo registrò anche un dominio, “www.surfbook.com”, ma non fu mai chiaro a nessuno cosa ne avrebbe voluto fare. Morì prima di poter proseguire il suo lavoro.
I familiari di questo programmatore sono però convinti che quell’uomo avesse in pratica anticipato Facebook e fornito anche qualche spunto a Zuckerberg. E si sono affidati alla Rembrandt, una patent-company decisamente esperta di questi problemi e all’avvocato Tom Melsheimer, della Fish&Richardson (studio famoso per aver battuto Amazon qualche tempo fa), che ha depositato una denuncia (PDF) che chiede il riconoscimento della paternità, in particolare, del bottone “like” fino al 2021.
Una bella patata bollente per Menlo Park, dato che nella denuncia si dimostra come Facebook conoscesse presumibilmente il lavoro del programmatore olandese, avendolo citato in un suo brevetto rilasciato l’anno scorso. Questo è il motivo della denuncia verso il social network e un altro sito, AddThis, e non a tutti i social. Ma è davvero difficile credere che Facebook possa concedere l’uso esclusivo del concetto di diario online o del like button a una famiglia olandese, la quale probabilmente verrà risarcita con qualche milione di dollari.