«La riproduzione o distribuzione non autorizzata di questo prodotto coperto da diritto d’autore è illegale. La violazione criminosa del copyright, compresa la violazione senza scopo di lucro, viene perseguita dall’Fbi ed è punibile con pene sino a cinque anni di reclusione e 250.000 dollari»: questa dicitura, affiancata dal simbolo dell’FBI, comparirà sui prodotti quali DVD e CD i cui contenuti sono protetti da diritto d’autore.
Secondo la Federal Bureau of Investigation il problema della pirateria ha ormai assunto la terza posizione nella scala delle emergenze USA dietro a terrorismo e controspionaggio. Per questo l’FBI sceglie di scende in campo direttamente al fianco di RIAA e MPAA nello sforzo di pressione sull’utenza al fine di edulcorare soprattutto il pubblico giovanile verso una cultura del copyright e del rispetto dei diritti d’autore.
Secondo Brad Buckles, rappresentante di spicco della Recording Industry Association of America, la pirateria (musica, film e videogame) comporta annualmente negli USA un’emorragia di introiti quantificabile in circa 23 milioni di dollari. Indirettamente, finisce dunque probabilmente così la vicenda della denuncia che una donna del New Jersey ha mosso contro la RIAA: l’accusa di “racket” andrebbe ora infatti girata anche all’FBI, rea se non altro di appoggiare e favorire l’intimidazione nei confronti dell’utenza. E la cosa è quantomeno improbabile.