Questa affermazione l’ho sentita a Inprinting, fiera della stampa commerciale e digitale.
Si parla di print on demand e dei nuovi modelli di business nati come alternativa ai tradizionali circuiti produttivi e distributivi dell’oggetto libro. Per intenderci, Lulu.com e Ilmiolibro.it.
L’accusa mossa all’editoria “analogica” è lampante: le tirature e quindi il prezzo di un prodotto sono variabili decise basandosi sullo storico del genere e dell’autore, e sulla sua notorietà. E talvolta sono imposte, senza che esiste una pianificazione di marketing dietro al brand (inteso come libro+autore). Alzi la mano chi conosceva l’autore de La Solitudine dei Numeri Primi (non mi ricordo il nome!) prima che uscisse il libro.
La domanda sorge spontanea: quanti successi editoriali sono frutto di un’attenta pianificazione e quanti del puro caso? Non vengono fatti studi approfonditi a monte: vengono stampati 60 mila titoli l’anno nella speranza che la quantità faccia la qualità.
E questo senza dubbio non è marketing. Voi cosa fareste per promuovere un libro? Su quali canali vi muovereste?