Con una lettera pubblicata sul Washington Post (il cui presidente Donald E. Graham è al tempo stesso membro del board di Facebook), Mark Zuckerberg ha voluto portare alla community del proprio social network un messaggio di scuse con cui il CEO spiega tutta la propria buona volontà nel tutelare la privacy degli utenti.
Se fosse un messaggio rivolto soltanto alla community, però, si sarebbe probabilmente scelto un canale privato, un blog o comunque non un giornale di tale caratura. Il messaggio di Zuckerberg, invece, sembra andare oltre. Sembra parlare al mondo intero. Sembra essere un mea culpa con richiesta di perdono, una mano tesa alla ricerca di comprensione. Una mano tesa anche alle istituzioni, forse. La pressione dopo le ultime critiche, insomma, è tangibile: un intervento immediato e dalle alte sfere è una mossa strategica obbligata a cui dovrà ora far seguito un diverso approccio al problema da parte del gruppo.
Recita la lettera nei suoi passaggi principali:
«Sei anni fa, abbiamo costruito Facebook attorno a poche semplici idee. La gente vuole condividere e rimanere connessa con i propri amici e con le persone attorno a sé. Se diamo alle persone il controllo su ciò che condividono, loro vorranno condividere sempre di più. Se la gente condivide di più, il mondo diventa più aperto e connesso. E se il mondo è più aperto e connesso, è un mondo migliore. Questi sono ancora i nostri principi oggi.
Facebook è cresciuto rapidamente. È diventato una community da 400 milioni di persone in pochi anni. È una sfida soddisfare sempre tanta gente, perciò ci muoviamo rapidamente per servire la community con nuovi modi per rimanere connessi con il social web e con gli altri. A volte ci muoviamo troppo in fretta e, dopo aver sentito le ultime critiche, ora rispondiamo.
La sfida è in come un network come il nostro faciliti condivisione e innovazione, offra controllo e possibilità di scelta e renda questa esperienza semplice per chiunque. Queste sono cose a cui pensiamo in ogni momento. […] Il messaggio più grande ascoltato di recente è che la gente vuole un facile controllo delle proprie informazioni».
Zuckerberg spiega che Facebook ha scelto, durante il proprio percorso di crescita, di dare agli utenti un controllo capillare e dettagliato di ogni propria informazione. Una gestione puntuale, ma quasi barocca. L’utenza non ha apprezzato: troppo complesso, troppo impegnativo, troppo difficile. «Abbiamo mancato l’obiettivo»: Mark Zuckerberg in questa ammissione è diretto ed esprime una assunzione di responsabilità meritevole. Non sciorina la ricetta, ma spiega quindi a cosa si ispireranno i rimedi che il gruppo sta pensando di porre in essere.
«C’è la necessità di un controllo più semplice del modo in cui si controllano le informazioni. Nelle prossime settimane, aggiungeremo controlli per la privacy che renderanno il tutto più facile da usare. Vi daremo inoltre una via più semplice per spegnere tutti i servizi di terze parti. Stiamo lavorando duro per rendere questi cambiamenti disponibili il prima possibile. Speriamo che sarete lieti del risultato del nostro lavoro e, come sempre, saremo lieti di avere il vostro feedback».
E se non è ancora chiaro ciò che Facebook è oggi ed intende diventare domani, Zuckerberg spiega il tutto in 5 punti essenziali:
- l’utente ha il pieno controllo delle informazioni che condivide
- Facebook non condivide informazioni personali con persone o servizi indesiderati
- Facebook non offre agli inserzionisti informazioni personali degli utenti
- Facebook non vende e non venderà mai informazioni a chiunque
- Facebook rimarrà sempre un servizio gratuito per tutti