Il ministero legalizza il Wi-Fi

Il Ministero per le Comunicazioni accoglie le richieste di Assoprovider e presenta lo schema di decreto che liberalizza il Wi-Fi. Al via le consultazioni pubbliche.
Il ministero legalizza il Wi-Fi
Il Ministero per le Comunicazioni accoglie le richieste di Assoprovider e presenta lo schema di decreto che liberalizza il Wi-Fi. Al via le consultazioni pubbliche.

C’è un profumo nuovo nell’aria: arriva dal Ministero per le Comunicazioni, ed è profumo di Wi-Fi. Atteso da tempo, improvvisamente ecco lo schema di decreto con il quale il Ministro intende eliminare i vincoli che ad oggi imponevano impossibili restrizioni allo sviluppo del wi-fi consegnando nei fatti il cosiddetto “ultimo miglio” in mano all’unico gruppo concessionario dei cavi che arrivano in tutte le case: Telecom. Discutibili (quanto intoccabili) logiche di mercato hanno nel tempo tagliato fuori l’Italia di provincia dalle connessioni a banda larga, e da mesi si auspicava la liberalizzazione del Wi-Fi in quanto unica tecnologia attualmente in grado di portare a tutti una connessione broadband. Se il Wi-Fi è emerso non essere una panacea per tutti i mali del digital divide, un primo importantissimo passo sarebbe comunque fatto. Il “forse” rimane però d’obbligo: lo schema di decreto è stato presentato, ma ora scattano le consultazioni pubbliche. Se non altro per scaramanzia, il punto esclamativo rimane per ora nella testa di molti e nella tastiera di tutti. E già sono emerse alcune non secondarie limitazioni alle reali potenzialità che il Wi-Fi porta nel proprio DNA.

Lo schema di decreto
Fin dal primo paragrafo lo schema si presenta come una modifica del precedente intervento legislativo in materia di Wi-Fi («Visto il decreto ministeriale di regolamentazione dei servizi Wi-Fi ad uso pubblico del 28 maggio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2003»). L’Art.1 imprime la prima grande modifica annunciando la soppressione di «in locali aperti» dall’art. 2, comma 1 del decreto originario. Annullato inoltre il vincolo all’ambito geografico locale. L’Art.2 impone ai titolari di diritti concessori o di esclusiva, che operano in locali aperti al pubblico o in aree confinate a frequentazione pubblica (aeroporti, stazioni ferroviarie, centri commerciali), di «consentire alla più ampia pluralità di soggetti l’installazione e l’esercizio di infrastrutture Radio LAN a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie». L’Art.3 concerne la sospensione delle sperimentazioni in atto a partire dal sessantesimo giorno dalla data di approvazione del decreto.

Formalmente si aprono dunque ora le consultazioni pubbliche atte a valutare la bontà del testo presentato. Secondo Erica Paggini dell’Ufficio Stampa Assoprovider i tempi di questa fase si aggireranno tra i 30 ed i 60 giorni, dopodiché si tratta semplicemente di tempi tecnici per l’approvazione. In qualità di decreto legge, il testo assumerebbe immediata validità e dovrebbe quindi essere convertito in legge entro i successivi 60 giorni.

Assolte in toto le richieste di Assoprovider
Lo schema di decreto assume i connotati di una concreta risposta alle pressioni che da più parti stavano arrivando al Ministero per le Comunicazioni. La sensazione che solo una risposta istituzionale avrebbe potuto incidere sul digital divide italiano era ormai condivisa e soprattutto da Assoprovider erano giunte importanti contestazioni circa lo stato dei fatti: i provider aderenti all’associazione sono infatti le prime vittime di una legge che vietava formalmente il mercato del Wi-Fi, e l’associazione ha così portato avanti una protesta prolungata e precisa nei termini, tanto che il nuovo schema sembra aderire con rara precisione alle richieste avanzate in una recente lettera aperta ai parlamentari nella quale si auspicava:

  • chiarezza sull’interpretazione delle norme
  • libero uso delle frequenze delle bande non protette
  • nessun costo di licenza né per l’operatore né per l’utenza
  • nessuna limitazione sulle aree di copertura né geografiche né territoriali e sulla tipologia di servizi Ip offerti con tecnologia wireless

Assoprovider applaudiva inoltre l’intervento datato 16 Maggio con il quale il Senatore Antonello Falomi avanzava una un’interrogazione parlamentare volta a conoscere i tempi con cui il Ministero per le Comunicazioni intendeva occuparsi di una materia importante quale quella della legislazione sul Wi-Fi.

La risposta del ministero è giunta improvvisa ed ha ricevuto l’immediato plauso dell’associazione: «Assoprovider ritiene che la bozza, così come è stata presentata, vada subito trasformata in legge», così l’associazione accoglie la notizia in un comunicato ufficiale: «AssoProvider ringrazia il Ministro Landolfi e il suo staff per aver deciso di ascoltare le numerose voci che si sono levate a sostenere la necessità di una revisione della normativa sul Wi Fi. […] Il decreto, così rivisto, sarà una buona cura per il sofferente mercato delle TLC, e in generale per l’economia italiana».

Il ruolo dell’Anti Digital Divide
L’associazione nata per rispondere alle necessità degli italiani tagliati fuori dalle opportunità offerte dalla banda larga sale a pieno titolo sul carro dei vincitori: l’associazione ha infatti, in pochi mesi, moltiplicato l’eco attorno al divario digitale italiano portando il problema dapprima indirettamente a livello di Commissione Europea, quindi presso gli uffici del Presidente della Repubblica, quindi ancora sulle pagine di molte testate che hanno premiamo la scelta di organizzare un convegno nazionale riservato al problema. In occasione di quest’ultimo evento, proprio il Wi-Fi e le relative difficoltà sul piano legislativo avevano occupato gran parte del tempo in una ricerca infinita delle possibili soluzioni adottabili. L’ADD, per voce del proprio segretario Mauro Guerrieri, condivide il giudizio di Assoprovider sullo schema del decreto portando altresì segno della soddisfazione degli operatori in contatto con l’associazione. Il condizionale, però, rimane d’obbligo: «tale decreto andrebbe finalmente ad adeguarsi alle richieste della Commissione Europea (che ha recentemente aperto un procedimento di infrazione nei confronti dell’Italia forse anche per questo motivo), dei provider e degli utenti digital divisi».

Cosa succederà ora?
Messi da parte soddisfazione e scaramanzia, ben più difficile è il compito di interpretare le successive mosse, i passi burocratici necessari ed il profilo che assumerà il settore nel prossimo futuro. Così guarda in prospettiva G.Battista Frontera, VP Assoprovider: «per il mercato è un opportunità reale per fare a meno dell’incumbent […]. Questa tecnologia consente potenzialmente di by-passare la rete Telecom Italia e relativi balzelli non dovuti a costi di gestione di questa, come la legge imporrebbe, per consentire agli altri operatori di offrire servizi competitivi per qualità e costo, alla stregua di una sorta di post-medievalesimo. E comunque, la strada da fare è ancora molta ed il mercato è ben lungi dall’essere concorrenziale solo con questa opportunità».

Secondo Erica Paggini il futuro sarà all’insegna di apertura di mercato e diminuzione dei prezzi (a causa di una aumentata concorrenzialità): «l’essere unlicensed consentirà agli operatori di poter offrire servizi a prezzi veramente competitivi, cosa che prima, sul cavo, non era possibile. Inoltre non sarà più necessario aspettare la volontà di Telecom per poter raggiungere comuni o quartieri soggetti a digital divide; spesso si è sostenuto che gli operatori non sono interessati a questo tipo di utenza, ma questa non è la realtà dei fatti, e ora che ne avremo la possibilità ne daremo la prova».

Della stessa opinione Simone Tani, Segretario Generale Associazione Italiana Internet Providers (AIIP): «In Italia abbiamo assistito ultimamente ad un forte incremento di utenze banda larga, eppure l’utilizzo della rete da parte dei privati cittadini italiani resta bassissimo (31%) […] Uno dei motivi di questo paradosso è da ricercarsi nella mancanza di uno dei requisiti a nostro avviso qualificanti della banda larga: l’always-on. […] Un altro aspetto positivo di questo schema di decreto è la possibilità di colmare in parte il digital divide, portanto connessioni a circa 1 Megabit per secondo in zone dove non arriva l’ADSL, come i piccoli comuni, le zone rurali e le località di villeggiatura ecc. Un business che potrebbe essere congeniale per i piccoli operatori perché è di nicchia e non richiede investimenti in licenze per le frequenze».

Su un diverso binario viaggia nel frattempo il WiMax, in prospettiva una delle soluzioni più promettenti per la connettività wireless. Il ministro Landolfi ha appena comunicato che il primo; Luglio scatteranno le sperimentazioni in regioni quali Piemonte, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Abruzzo e città come Roma, Milano, Arezzo e Parma. L’operatività è prevista a partire dal 2006. Le due tecnologie entreranno dunque presto in concorrenza e le migliori notizie sono ovviamente per l’utenza italiana finora tagliata fuori dal broadband (ben il 70% del territorio nazionale), finalmente possibilitata ad “esserci” e a scegliere. A tutto vantaggio, inoltre, di chi fa dell’offerta dei servizi online un proprio motivo di business.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti