Sono parecchi gli spunti relativi alle scelte che il Governo farà, o ha in programma di fare, riguardo la diffusione di Internet e che si possono trarre dall’intervista che il ministro Renato Brunetta ha rilasciato in esclusiva a Webnews.
Se dell’aspetto tecnico legato alla promessa di garantire connessioni fino a 20 Mbit/s per la maggior parte dei cittadini abbiamo già parlato su Webnews, è importante invece concentrarci sugli aspetti relativi ai piani per incentivare l’uso del Web e dei suoi strumenti.
Va dato atto innanzitutto che, anche riguardo la delicata questione del digital divide culturale, il ministro della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione sembra avere le idee ben chiare, spiegando come la refrattarietà di gran parte della popolazione all’uso del Web derivi, a suo modo di vedere, dalla difficoltà di confrontarsi con i moderni linguaggi e metodi di lavoro che inevitabilmente il mondo di Internet impone.
Una visione che ha una sua logica e che trova “giustificazione” in un’età media abbastanza alta dei potenziali utenti, cosa che renderebbe quindi ostico il primo impatto con i nuovi media in generale e con il mondo informatico in particolare.
Tuttavia, classificare l’arretratezza italica secondo una chiave di visione puramente legata alla limitata cultura digitale della popolazione può apparire un po’ riduttiva e sicuramente parziale, dato che comunque anche l’offerta dovrebbe crescere per meglio stimolare l’utenza.
L’ideale sarebbe quindi stimolare la domanda ampliando l’offerta, rendendo più “allettante” il Web grazie alla disponibilità di servizi innovativi legati al cosiddetto e-government, in modo da invogliare la gente ad avvicinarsi a Internet e in un certo senso di abituarla all’uso.
Per questa ragione il ministro individua, nella diffusione della telefonia mobile e nel digitale terrestre, i “cavalli di troia” per portare i servizi avanzati della pubblica amministrazione online direttamente agli utenti.
Visto che buona parte della gente non è abituata all’uso di Internet davanti ad un PC, sembra l’idea di Brunetta, è nostro compito quello di portare Internet in quelle piattaforme o su quei device con cui essa ha maggiore dimestichezza, quindi sui telefonini e sui televisori.
Ma se può essere anche valida l’idea di associare l’e-government con gli apparecchi mobili, non del tutto condivisibile è invece il paragone con il digitale terrestre perché questo ha dei limiti strutturali (mancanza di un efficiente canale di ritorno e hardware dei decoder non certo performante per un utilizzo dignitoso con servizi di pubblica utilità) di cui tenere conto, visto che vanno considerati i fallimentari servizi che alcune amministrazioni locali avevano offerto agli albori del DTT, mai usati e molto poco funzionanti.
Pertanto sarebbe forse assolutamente opportuno associare l’e-government più alle nuove tecnologie implementate nei nuovi apparecchi TV in grado di collegarsi ad Internet che ad altre piattaforme, lasciando a queste invece degli impieghi meno trasversali e sicuramente più “naturali” per cui sono stati create.
Sarà apprezzabile quindi vedere se, parallelamente ai piani e agli investimenti relativi all’ampliamento della Rete, si prenderanno analoghe decisione sotto l’aspetto dei contenuti, perché se è vero che i più validi contenuti senza adeguate infrastrutture risultano poco fruibili, è altrettanto vero che senza validi contenuti anche la migliore delle reti diventa fine a se stessa e quindi quasi inutile.