Una lettera prodotta dall’associazione Anti Digital Divide, l’amplificazione prodotta dalla cassa di risonanza del blog di Beppe Grillo, infine la risposta direttamente dal Ministero delle Comunicazioni (per via informale, tramite il blog del ministro). Le tappe vanno ripercorse dall’inizio.
L’ADD da tempo si muove per combattere il problema del Digital Divide in Italia. E’ datata 30 Maggio una lettera aperta nella quale l’associazione invoca un intervento del ministro affinchè l’attuale innaturale situazione del mercato italiano possa trovare sbocco in una maggiore concorrenzialità. Recita il testo della lettera nel suo passaggio principale: «è chiaro quindi che si debbano assumere seri provvedimenti affinchè il mercato venga finalmente liberalizzato e venga garantita una reale concorrenza. Condizione necessaria perchè questo avvenga è lo scorporo della rete di Telecom Italia, chiesto in passato da Mario Monti ex presidente dell’Antitrust europea […] ma “stranamente” mai posto in essere. Deve quindi essere attuata la divisione di Telecom Italia in due società distinte, sul modello inglese, una che si occupi della rete e della vendita all’ingrosso, con tariffe uguali per tutti gli operatori, l’altra della vendita dei servizi al dettaglio, servizi che acquisterebbe alle stesse condizioni dei competitor, dalla prima società».
Una volta ripresa dal blog di Grillo (con tanto di ringraziamento anticipato per la sicura risposta), la lettera ha ricevuto la seguente replica dal neo-ministro Paolo Gentiloni: «Mi limito qui a dire che condivido l’esigenza di proseguire l’apertura del mercato delle telecomunicazioni (e di avviare l’apertura del mercato del broadcasting). Lo considero uno dei compiti strategici del Governo, oltre che dell’attività di regolazione dell’Agcom. Sugli strumenti si può e si deve confrontarsi. Per questo farò subito contattare Anti Digital Divide per acquisire le sue proposte».
La protesta è stata recepita. Le promesse pre-elettorali sono state ribadite. Non resta che attendere, a questo punto, i primi passi formali che il governo o le autorità di controllo intenderanno compiere. All’Anti Digital Divide va riconosciuto l’ennesimo centro in una battaglia che ormai da mesi riesce a tener vivo il dibattito su una delle piaghe più importanti dell’ambito comunicativo nazionale e tutto ciò nel contesto di una protesta propositiva che porta oggi al ministero esattamente quelle direttive che già mesi fa animavano le proposte di una semplice associazione di digital divisi.