Il ministro della Giustizia Paola Severino, intervenuta a Perugia durante il Festival del giornalismo, ha parlato di etica dell’informazione, di nuove regole sulle intercettazioni e anche di blog. Ma la sua frase sulla difficoltà a chiedere la rettifica da parte dei blog ha scatenato molte polemiche.
Il guardasigilli del governo Monti è certamente più impegnata a risolvere le scottanti questioni dei tempi dei processi e della pubblicazione delle intercettazioni sui giornali, ma ha accennato anche ai blog con un tono forse un po’ generico, causando incomprensioni. Ecco le sue parole:
“È molto difficile configurare un obbligo di rettifica per i blog. Proprio per questo credo che le mie parole vadano colte non come polemica, non come bavaglio nei confronti dei blog, proprio perché è un mondo privo di una regolamentazione, a oggi. Proprio per questo mi rivolgo ai blogger direttamente, dicendo: ricordate che quello che fate agli altri potrebbe essere fatto a voi. Quindi autoregolamentatevi, autodisciplinatevi, perché allora quello dei blog diventerà un mondo veramente utile.”
L’ambito nel quale il ministro ha inserito il suo discorso è quello di un pacchetto di regole allo studio di palazzo Chigi per equilibrare meglio il rapporto tra libertà di espressione (e di informazione) e il rispetto della privacy. Un concetto giusto, soprattutto in Italia, dove siamo arrivati a un punto di non ritorno.
Tuttavia, se c’era un modo di cominciare male la discussione era proprio quello di rispolverare un vecchio concetto, quello dell’obbligo di rettifica, che ai blogger ricorda subito i vari tentativi, sempre naufragati, di leggi ammazza-blog e leggi bavaglio, uniche nel loro genere in Europa e del tutto incompatibili con la realtà del Web quando si pretendeva di “emulsionarla” con la carta stampata.
Il popolo della rete credeva non sarebbe stato più costretto a sentire opinioni del genere, perché antiquate e soprattutto scentrate rispetto al problema: le leggi sulla diffamazione e sul rispetto della privacy esistono già e sono applicabili ovunque e in qualunque situazione. Una legge apposita per i blog – fatto salvo che nell’era del Web 2.0 non ha neppure più senso pensare al mondo dei media solo in questi termini, tipicamente da primi anni duemila: oggi ci sono anche i social media – invece avrebbe come unico risultato una stretta sulla libertà di espressione.
L’idea della autoregolamentazione dei blogger e di chi fa informazione online tramite piattaforme personali invece non è affatto male, esistendo peraltro anche associazioni e federazioni che possono collaborare, pensiamo a quella dei giornali online o dei free lance. Ma le parole del ministro hanno subito fatto capire che questi “tecnici” avranno bisogno, per legiferare sul Web senza fare danni, di altri “tecnici”.