I ricercatori della prestigiosa università statunitense hanno trovato un nuovo utilizzo per uno degli elettrodomestici più utilizzati al mondo: cucinare i robot. In realtà, il MIT ha sviluppato una tecnologia che permette di assemblare le parti di un robot, prodotte con una stampante 3D, utilizzando il calore. I materiali scelti per la loro realizzazione possono essere così piegati per assumere una configurazione tridimensionale prefissata. Lo studio è stata presentato alla IEEE International Conference on Robotics and Automation.
I ricercatori hanno sviluppato non solo un sistema per creare le parti del robot con una stampante 3D, ma hanno anche spiegato come ottenere componenti elettrici auto-pieghevoli (resistenze, condensatori, induttori, sensori e attuatori), ovvero i “muscoli” del robot. Il progetto trae spunto da un lavoro pubblicato nel 2010, che applica la tecnica degli origami alla realizzazione di robot configurabili. La differenza principale della nuova ricerca risiede nel modo in cui il materiale viene piegato. I fogli stampati sono formati da uno strato di PVC compreso tra due strati di poliestere, in cui sono presenti tagli di diversa larghezza.
Quando il PVC viene “infornato” si contrae e le fessure si chiudono. I lati del foglio di poliestere premono quindi l’uno contro l’altro, il PVC si deforma e si ottiene il risultato finale. La parte più difficile è dunque creare un pattern di tagli che permette ai lati di muoversi allo stesso tempo, in modo tale da ricavare la struttura geometrica desiderata.
Per la realizzazione dei componenti elettrici è stato utilizzato un poliestere rivestito di alluminio. Il sensore ha una forma simile ad una fisarmonica, nelle cui pieghe sono presenti resistori. Quando le pieghe sono compresse, varia la resistenza e quindi la corrente che attraversa il sensore. L’attuatore invece è una bobina pieghevole. Dato che la corrente necessaria per muovere il robot è abbastanza elevata, l’alluminio è stato sostituito dal rame.