Il movimento del "Primo marzo" nasce dai social network

Il movimento del

Il primo marzo 2010 passerà alla storia come la giornata in cui decine di migliaia di stranieri che vivono e lavorano in Italia, per la prima volta, hanno sfilato nelle piazze rivendicando visibilità e diritti, in una manifestazione che ha coinvolto anche tanti rappresentanti delle cosiddette “seconde generazioni” e cittadini italiani.

Nel rendere possibile tutto ciò, il Web 2.0 e, in particolare, Facebook hanno giocato un ruolo decisivo: l’iniziativa “24 ore senza di noi“, infatti, nasce quando Stefania Ragusa e tre amiche vengono a conoscenza della “Journée sans immigrés”, organizzata in Francia dalla giornalista di origine marocchina Nadia Lamarkbi. Per questo motivo, si è deciso di bissare l’esperienza francese in Italia, tramite il passaparola su Facebook.

Come riportano tutti i quotidiani, il gruppo di Facebook è arrivato a contare 50.000 membri. Nonostante le consuete valutazioni discordanti sulle cifre, sembra che anche i partecipanti alla manifestazione nelle piazze si possano contare in alcune decina migliaia. Un esito senz’altro significativo, considerando che l’organizzazione della giornata è stata gestita senza disporre di grandi fondi, basandosi soprattutto sul passaparola e sul coordinamento consentito dal social networking.

Il sito del movimento “meticcio” Primo marzo 2010 è in linea con i requisiti base del Web 2.0: blog con possibilità di commento, mappa Google dei comitati, Google Friend Connect per seguire il blog come “lettori fissi” e, in occasione della manifestazione, il collegamento con la Web TV radicale sul sito “Bonino-Pannella” con la relativa chat.

Anche la presidente del movimento, responsabile del coordinamento nazionale, Stefania Ragusa, ha un suo blog, inserito nel “metablog delle sinistre” Kilombo. Proprio nel suo blog, la coordinatrice solleva una domanda che riguarda il futuro del movimento: cosa succederà dopo il primo marzo? Implicitamente, considerando che il movimento vuole interagire con i partiti che ritiene vicini, senza tuttavia esserne inglobato, la domanda riguarda anche i social network: utili per organizzare una grande manifestazione, saranno in grado di accompagnare la spontaneità del movimento e di assicurarne la coesione sui tempi lunghi?

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