La banda larga negli Stati Uniti ha una penetrazione del 96% negli uffici: praticamente tutti godono di una connessione ad alta velocità alla rete, e questo, se si parla di video online, cambia radicalmente il concetto di “prime time”, cioè quella fascia oraria considerata come la migliore durante la quale mandare in onda qualcosa perchè quella alla quale la maggior parte delle persone è incline a guardare. Ma lungi dall’essere un problema, per le società potrebbe essere un vantaggio.
Non solo nell’era dei contenuti on demand l’idea di un orario “in cui mandare in onda” ha poco senso, semmai lo ha di più quella di un orario nel quale pubblicare una novità, ma soprattutto tale orario passa dall’essere le classiche 8 o 9 di sera della televisione, alla fascia lavorativa.
La Nielsen Online ha rilasciato dei dati riassunti in questo grafico di Ars Technica che non lasciano dubbi su come la maggior parte delle persone tende a vedere video in rete negli orari di lavoro.
Molti luoghi di lavoro di conseguenza inibiscono la connessione a siti di condivisione video come YouTube, ma la questione non cambia. E non cambia nemmeno inibendo la connessione ad altri luoghi di “perdita di tempo” come Facebook. Il problema semmai è la noia, e si origina da altre parti, per altri motivi. E se non è YouTube o Facebook, sarà eBay o un qualsiasi blog.
La rete è un mezzo di comunicazione multitasking che prevede una molteplicità di stimoli e di azioni: pensare di limitarli è folle, forse avrebbe più senso ristrutturare il lavoro in modo da trasformare il tempo trascorso a trastullarsi su Facebook come un’attività comunque conveniente alla compagnia.
Ci sono aziende con una forte presenza sul social network o che creano delle versioni di tali strutture con le quali favorire la comunicazione interna, aumentare il team building o tramite le quali anche comunicare se stessa all’esterno in maniera più efficace o ancora attraverso le quali ottenere un feedback migliore dai propri clienti. Non proprio una perdita di tempo.